giovedì 18 settembre 2014

Cucina curiosa: cavoli

“L’umanità avrebbe certamente fatto a meno dei re ma non dei cavoli: ma è la storia dei re che ci sforziamo di ricordare, mentre la storia del cavolo viene trascurata”. Parola dell’inglese Hyams Edward. L’antenato selvatico del cavolo fu la brassica oleracea, che già i Greci annoveravano fra le piante coltivate. Teofrasto (III secolo a. C.) ne descrive tre varietà; sei il romano Plinio, due secoli dopo; ne erano note venti, nel 1700; trenta, all’inizio del Novecento. Anche i cavolfiori, tutti i tipi di broccoli e i cavolini di Bruxelles derivano dal cavolo, il vero capofamiglia. Il cavolfiore, la cui mutazione pare fosse ottenuta in Siria (a lungo chiamato proprio “cavolo di Siria”, ricco di vitamina C e dalle riconosciute qualità anticancro) fu introdotto in Europa dai Genovesi; ma si trattava di un ‘ritorno’, in quanto l’origine del cavolo è indubbiamente europea. “Ho potuto rendermi conto di quanto vivano sani gli uomini che consumano molti cavoli...” scriveva Catone, e proseguiva: “I cavoli, il sole e il vino sono i migliori alleati della vecchiaia. I cavoli forniscono all’organismo le essenze necessarie per mantenerlo nelle condizioni migliori per difendersi da ogni malattia”. In effetti il cavolo è ricco di potassio, magnesio, calcio, clorofilla, ed è un ottimo difensore contro tutte le patologie, cancro compreso, e particolarmente nei casi di nefrite, anemia, affezioni polmonari. Antichi estimatori del cavolo furono anche Orazio e il celebre medico Musa. (Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)

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