lunedì 8 settembre 2014

IL CANALE EMILIANO-ROMAGNOLO

Il Canale Emiliano Romagnolo è una delle più importanti opere idrauliche d'Italia. Con una derivazione dal Po, garantisce l'approvvigionamento idrico d’un'area di 3.300 ha, caratterizzata da una intensa attività agricola e da molti insediamenti urbani ed industriali. Il canale si sviluppa su un percorso di circa 150 km, con 5 stazioni di sollevamento delle acque sull'asta principale.  Situato nella zona delimitata da Po, Panaro, Reno e dalla Via Emilia, inizia, a nord, dal Cavo Napoleonico (o Scolmatore del Reno), fra Ferrara e Bologna, sfociando nel fiume Uso, fra Cesena e Rimini. Il primo progetto del canale risale al 1620, quando l'abate Raffaello Tirelli di Reggio-Emilia propose al duca Cesare d'Este l'idea di prendere le acque dal Po per irrigare le province di Piacenza, Parma, Reggio, Modena e Bologna. Successivamente un progetto simile, presentato nel 1863 al governo di Torino, fu rinviato per ragioni politiche. Destino uguale per un terzo progetto del 1893. Occorrerà attendere ancora mezzo secolo perché l'idea faccia il suo corso ed il nuovo progetto, presentato dall'ingegnere Mario Giandotti, sia oggetto di un decreto reale del 28 settembre 1939. La seconda guerra mondiale blocca nuovamente il progetto, che nel 1947 trova la sua versione definitiva combinando le esigenze delle piene del Reno con quelle dell'irrigazione della pianura bolognese e romagnola. Il punto di derivazione del Po è spostato a Bondeno (FE), al confine tra tre regioni (Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto) e quattro province (Modena, Ferrara, Mantova e Rovigo). L'inizio reale dei lavori risale al 1955. Non più un semplice canale di adduzione ma un sistema idrico complesso atto a risolvere definitivamente i problemi d'approvvigionamento di acque di cinque province: Ferrara, Bologna, Ravenna, Forli-Cesena e Rimini.  (Tratto dalla Rivista New Corriere dei Lidi)

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