domenica 1 febbraio 2015

"CUCINA CURIOSA" CECI, PANISSA E FARINATA

Originari delle regioni attorno al Caspio, largamente importati dalle galee genovesi. Ma erano già noti ai latini, Cicerone, ricordiamo, apparteneva alla famiglia di proprietari terrieri che vantava appunto il soprannome ereditario di Cicero, proprio per l’abilità acquisita nella coltura del nobile legume. In genovese il termine cece si dice seixao, con una pronuncia talmente ostica ai foresti che in passato si dice fu utilizzata per riconoscere e smascherare alcuni che, per varie ragioni, fingevano di essere genovesi. Tipicissima di Genova e della Liguria, insieme alla farinata, c’è la panissa, a base di farina di ceci. La farinata, difesa con apposito decreto, nel Quattrocento, che proibiva l’impiego di olio scadente, ha viaggiato oltre i confini liguri, nell’Alessandrino, in Lunigiana, nel Nizzardo (“socca”), in Versilia (“cecina”), ma anche a Ferrara (dov’è detta semplicemente “ceci”... ma non è proprio la stessa cosa!) e in altre località. Del resto, anche in Liguria si fa in molti modi: a quella tipica genovese, si affianca quella savonese (che aggiunge il rosmarino, giovane e di foglie morbide) e quella levantina (con l’aggiunta di bianchetti), oltre alla farinata bianca (che si fa con farina di frumento. In disuso il tortellasso, realizzato con metà farina di ceci e metà di frumento). La panissa, invece, non ha molti parenti in Italia, salvo a Palermo (le “panelle fritte’) e in Corsica, portatavi dai marinai genovesi. Così come a Marsiglia (la “cade”), Tolone (la “tout caud” servita come zuppa con foglie d’alloro), Algeri (la “calentica”). (Tratto dalla Rivista New Corriere Dei Lidi)

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