martedì 2 dicembre 2014

STORIA E CURIOSITA' LOCALI... IN PILLOLE

QUATTRO CARDINALI... QUATTRO ‘CARDINI’ PER LA STORIA DI COMACCHIO

Pochi sanno che la strada panoramica dei Sette lidi, o strada Acciaioli, si snoda sopra l’argine costruito per far fronte ai frequenti episodi alluvionali del territorio. Se la costruzione dell’argine e della strada sono relativamente recenti, il progetto è antico. Non è un caso se l’intitolazione della strada è a Niccolò Acciaiuoli (o Acciaioli), cardinale, inquisitore, legato pontificio di Ferrara e Comacchio in più riprese, e per diversi anni, fra Sei e Settecento. Fra le altre cose, fu lui a fare ricostruire il Loggiato dei Cappuccini, nel 1686, dopo il crollo avvenuto 16 anni prima per una scossa di terremoto. Di nobile famiglia fiorentina, zio di un altro cardinale, Filippo, divenne dottore in legge a Roma e Uditore presso la Camera Apostolica. Nel 1669 fu nominato cardinale da Papa Clemente IX e in poco tempo divenne vescovo di Frascati, poi di Ostia e di Velletri (dove assunse anche la carica di governatore). Nel 1717 divenne Segretario della Congregazione della Sacra Romana e Universale Inquisizione, carica che mantenne fino alla morte, che avvenne a Roma nel 1719. La sua salma è inumata nella chiesa di San Lorenzo, presso la Certosa di Firenze, fatta erigere da un membro della sua famiglia e suo omonimo, Niccolò Acciaiuoli, nel XIV secolo.

La toponomastica comacchiese ricorda, giustamente, il cardinale Giuseppe Renato Imperiali, papa mancato, che fu una delle figure più interessanti della vita politica e diplomatica dello Stato Pontificio fra il XVII e il XVIII secolo. Genovese, quinto di dodici figli di Michele Imperiali, principe di Francavilla, e di Brigida Grimaldi, nacque secondo alcuni a Francavilla Fontana, secondo altri ad Oria d’Otranto, nel 1651 (curioso che anche sul luogo della sua morte c’è chi dice Genova e chi Roma, comunque nel 1737). Fra i suoi tanti incarichi (ricordiamo in particolare quello di Prefetti della Congregazione del Buon Governo, che sovraintendeva all'amministrazione dei comuni dello Stato della Chiesa, incarico che mantenne fino alla morte, avviando un'intensa attività di risanamento finanziario e riforma amministrativa che trovò espressione anche nella pubblicazione di una raccolta della normativa sull'amministrazione dello Stato), come già suo zio Lorenzo, ebbe la Legazione pontificia di Ferrara e Comacchio, dove rimase per circa sei anni. Si occupò con cuore di Comacchio, di cui curò importanti ristrutturazioni urbane: fu lui a rifare il famoso Trepponti, che, dopo pochi anni dalla sua costruzione, giaceva in pessime condizioni, dotandolo delle due torri e delle colonne che vediamo ancora oggi.  Nel 1711 il Papa lo incaricò di incontrare l’imperatore Carlo VI per pretendere la restituzione di Comacchio (occupata manu militari dagli Estensi) allo Stato Pontificio. Non avendo avuto successo direttamente, pare per gelosie straniere nei suoi confronti (le stesse che gli negheranno per due volte il soglio pontificio), brigò per ottenere il risultato che si era proposto per “vie traverse”. Dopo le vicende comacchiesi, tornò a Roma, assumendo diversi incarichi, godendo della stima (e delle invidie) di molti, fra le quali quella del re di Spagna, che gli impedirono per ben due volte di diventare papa. Valendosi dei maggiori ingegneri e architetti del tempo, fece eseguire notevolissime opere in varie città: fra le maggiori, la sistemazione del porto di Civitavecchia, il restauro di Castel Sant’Angelo a Roma, il magazzino e la torre della saline di Cervia, il riassetto urbano e numerosi interventi edilizi a Ferrara, Fano, i duomi di Vetralla e Monticelli, diversi acquedotti e fontane. Uomo di vasti interessi, protesse artisti e pittori, e lasciò una biblioteca di oltre 15.000 volumi, ricca di testi rari, che aprì al pubblico e agli studiosi (e che fu lasciata andare dispersa, all’asta, a circa sessant’anni dalla sua morte). oltre a un’importante pinacoteca.

Giacomo Serra (1570-1623), genovese di famiglia senatoria, sebbene di poche lettere, grazie al suo ingegno ed al suo spirito di iniziativa, passò, a Roma, dalla carica di Cameriere Pontificio a quella di Tesoriere Generale, per essere poi creato cardinale il 12 settembre 1611. Fu deputato legato pontificio di Ferrara e Comacchio dalla fine del 1615 al 1623 e si occupò con dedizione alla rinascita di  Comacchio, sia sul piano spirituale che, soprattutto, su quello materiale. Fu lui, ad esempio, a far progettare la Loggia dei Mercanti del Grano, di minori dimensioni ma sul modello di quella genovese, e fu lui che introdusse la coltivazione della zucca nel Bosco Eliceo, in un’epoca segnata da grande carestia. Nel 1621 a Ferrara pubblicò un importante editto per la Processione dell’Incoronazione della B.V. Maria del Carmine. Quando nel 1623 partì per Roma, per il conclave, fu sostituito temporaneamente dal monsignor Giovanni Battista Pallotta (che successivamente fece costruire il canale che ancora oggi porta il suo nome). Serra però non tornò mai da Roma, perché vi morì, in quello stesso anno, a soli 53 anni.

Nipote di Giacomo Serra, Niccolò, nato a Genova nel 1706, da Francesco Maria e da Laura Negrone, avviato verso la carriera ecclesiastica a Roma, dove si laureò nel 1730. Ottenne diverse importanti cariche, da vice-legato a Urbino a governatore di Camerino, Ancona, Viterbo, Perugia,  Castelnuovo e Montone. Tornato a Roma, fu presidente della Zecca, delle Carceri, delle Strade. Nel dicembre 1753 fu ordinato sacerdote e nel gennaio 1754 venne eletto Arcivescovo di Mitilene, quindi fu nominato nunzio apostolico in Polonia. Ritornato a Roma nel 1760 fu nominato Uditore Generale della Camera Apostolica e finalmente Cardinale nel 1766, meritando anche il titolo di Santa Croce in Gerusalemme. Contemporaneamente fu nominato, per un triennio, legato pontificio a Ferrara e Comacchio. Ma proprio a Ferrara morì, l'anno successivo, per infarto. I suoi resti riposano nella cappella della Cattedrale di San Giorgio. (Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)


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