venerdì 15 novembre 2013

IN GIRO PER LA CITTÀ DI COMACCHIO... di Franco Luciani Alla ricerca di leggende, simboli e miti, ormai parte della storia millenaria della città lagunare: Sant'Andrea Avellino nella tradizione comacchiese

Cattedrale di San Cassiano (Duomo)

Cattedrale di San Cassiano (Duomo)
Sant'Andrea Avellino (Castronovo 1521 – Napoli 1608), studiò diritto canonico a Napoli ove per influsso del gesuita G. Lainez avvenne la sua conversione, per cui abbandonò l'avvocatura ecclesiastica. Sopportò gravi avversità: ferito, venne accolto dai teatini ed entrò poi in quest'ordine. A Milano strinse amicizia con S. Carlo Borromeo (a metà dell'attuale Corso Mazzini della città di Comacchio, nel grande immobile dove in un recente passato era attivo il mulino dei cereali, esisteva la chiesa dedicata a S.Carlo Borromeo).
Beatificato nel 1624, fu canonizzato nel 1712. Si festeggia il 10 novembre e la sua statua si conserva tutt'ora nel Duomo. I comacchiesi di un tempo avevano una particolare devozione verso il santo ed aspettavano con trepidazione il 10 novembre, festa di Sant'Andrea Avellino. Molti giovani, ancora oggi, si chiedono il motivo di tanto attaccamento a quella ricorrenza, ipotizzando il fatto che il cognome del santo potesse avere qualche riferimento con al “vallino” (tipo di anguilla che si pesca nelle nostre valli).
La spiegazione, invece, deriva dal fatto che proprio in occasione della festa del santo, l'Azienda Valli Comunali concedeva ai pescatori più poveri della città, per quella sola giornata, la pesca gratuita in valle Isola. La concessione, però, era molto rigorosa: si doveva pescare solo dall'alba al tramonto e si doveva attuare con la sola fiocina. Il tratto di valle concessa andava dall'attuale ospedale S. Camillo, fino all'attuale casa colonica che si trova dirimpetto all'idrovia di Guagnino. Per i comacchiesi, e soprattutto per i fiocinini più poveri, era la pesca della ricorrenza di Sant'Andrea Avellino. (Tratto dalla Rivista New Corriere dei Lidi)

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