lunedì 29 marzo 2010

La Parrocchia “San Giovanni Bosco” di Raibosola compie 30 anni. La vita di una parrocchia è la vita della comunità. Una comunità che è cresciuta a vista d’occhio. L'atto di battesimo della parrocchia porta la data del 19 marzo 1980. Per volere dell’arcivescovo Filippo Franceschi, su proposta di monsignor Vito Ferroni, sempre fedele agli insegnamenti di don Bosco e dei suoi successori, fu posta la prima pietra di quel grande edificio. E infatti, il 24 agosto di quello stesso anno, il sacerdote salesiano don Gianni Caimi divenne parroco di quel villaggio, che stava nascendo. Il “capannone” creato da don Gianni divenne presto un punto di riferimento importante e all’interno di esso quel sacerdote ricavò anche la chiesa, dove celebrava la santa messa. L’impegno di don Gianni durò 7 anni e in questo tempo la comunità di Raibosola fece un salto di qualità. Ci fu una crescita non soltanto demografica ma anche a livello sociale e spirituale, perché intorno a don Gianni si strinsero tutti.
Purtroppo, il 28 agosto 1987, il sacerdote salesiano fu trasferito altrove e, a ricevere il suo testimone, fu un altro autentico “pastore”: don Mario Dalla Costa, anch’egli entusiasta e dotato di grande umiltà. Egli seppe continuare il lavoro svolto dal suo predecessore chiamando a sé schiere di bambini e organizando momenti di grande coinvolgimento collettivo: dal carnevale con la presenza dei carri mascherati alla rappresentazione dal vivo della “Passione”.Insieme alle suore e alle mamme ha donato tanta carità, intesa come Amore, a chi ne aveva bisogno, senza mai lesinare nulla. Un lavoro a tutto campo, durato 5 anni, perché nel 1992 don Mario viene chiamato a Ferrara e nominato Rettore del Seminario Arcivescovile.A Raibosola arriva don Mauro Ansaloni, che segue le orme dei suoi predecessori, ponendo l amassima attenzione alla formazione religiosa e alla educaiozne dei bambini. Infati, uno degli aspetti più importanti del suo servizio pastorale è il seguente: “camminare accanto, camminare insieme”.E’ proprio don Mauro a creare il gruppo diocesano “Genitori in cammino”, nel 1996, frutto dell’adesione di numerosi genitori, colpiti dalla perdita di un figlio o di una figlia. Questi genitori si ritrovano insieme e pregano, animati dalla fede e dalla speranza di tornare a vivere con serenità e pace interiore. Non sarà soltanto un gruppo legato a Raibosola perché si aggregaranno genitori di altre parrocchie e realtà diverse. Raibosola non sarà più quel villaggio periferico e quasi abbandonato come poteva sembrare trent’anni fa, ma diventerà un tutt’uno con la città.Don Mauro sarà rilevato, per un periodo breve di tempo, da don Emanuele Zappaterra. Il 14 gennaio 2007, l’arcivescovo di Ferrara Paolo Rabitti nomina parroco un sacerdote di colore, don Jean, con il quale la parrocchia si ritrova viva e attiva più che mai.Don Jean è l’amico di tutti e sembra avere il dono dell’ubiquità. In pochi secondi te lo trovi ovunque. Bastano poche pedalate e da Raibosola eccolo piombare a Comacchio, nel vecchio seminario, a seguire frotte di ragazzi che giocano a pallone e a calcino, a parlare con loro, a stimolarli, a farli riflettere e pregare.“Mi sono ambientato bene a Raibosola, anzi benissimo – spiega don Jean, facendo un bilancio di questi tre anni di servizio pastorale – anche se, purtroppo, oggi, la parrocchia è vista come qualcosa di slegato rispetto al nucleo familiare, quando invece dovrebbe essere anch’essa una famiglia. Essendo poi Raibosola considerata una entità periferica, anche la parrocchia è qualcosa di periferico.Ho cercato fin da subito di farmi conoscere. Ricordo quando andavo a bussare, o meglio a citofonare nelle case del villaggio e quando, con una punta di diffidenza, mi chiedevano chi fossi, io rispondevo: “l’uomo nero”. Ho trovato comunque molta collaborazione da parte delle stesse famiglie e dei bambini.
E così, proprio per richiamare e aggregare tante diverse realtà ho promosso feste e momenti di aggregazione. Mi sono accorto che oggi c’è sempre meno tempo per vivere la parrocchia. I ragazzi sono spesso fuori casa, affaccendati in mille impegni, dalla scuola allo sport. E allora la parrocchia resta qualcosa di poco importante. I bambini invece partecipano, almeno fino ai Sacramenti poi la maggior parte si perdono”.- C’è ancora tanto da fare a Raibosola. Quali sono gli obiettivi di un pastore come don Jean? “In questa terra di missione, talvolta Gesù è lontano. Dobbiamo riavvicinarlo vivendo il Vangelo.Ecco perché l’obiettivo principale, per me, è quello di creare un gruppo di adolescenti, dai 15 ai 25 anni, che sappiano vivere il Vangelo. Penso a una sorta di Fraternità Parrocchiale, in cui tutti dobbiamo sentirci solidali e uniti, condividendo le cose che facciamo. Ecco, dovremmo vivere la parrocchia come una famiglia, perché la parrocchia non è una cosa astratta che non ci appartiene ma siamo tutti noi". Oggi la parrocchia ha ancora un valore? - “Penso proprio di sì - conclude don Jean - E’ un luogo di aggregazione e di condivisione. Purtroppo viviamo con uno spirito individualistico, in cui, non so perché ma non dobbiamo assolutamente far sapere agli altri le nostre debolezze, i nostri limiti. E invece dovremmo dialogare insieme per capire meglio chi siamo e cosa facciamo, per confrontarci, per chiarirci, per aiutarci l’un l’altro e soprattutto per condividere.
La vita cristiana è prima di tutto un dono. Gesù ha detto: “gratuitamente avete ricevuto e gratuitamente date".

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