sabato 26 maggio 2012

ABBAZIA DI POMPOSA, GORO E GORINO E BOSCONE DELLA MESOLA, UN ITINERARIO TRA STORIA E NATURA



-Procedendo dai Lidi in direzione nord lungo la Statale Romea, ci si imbatterà, poco dopo l’abitato di Vaccolino, nella celebre Abbazia di Pomposa. Difficile tratteggiarne la storia in poche righe. Descrizioni dell’Abbazia e suggerimenti per la sua visita si trovano un po’ dovunque, in particolare all’ingresso della medesima, presso la biglietteria, dove esiste un grande campionario di guide. L’ingresso è a pagamento, ma vale decisamente la spesa. Si tratta di uno dei luoghi più celebri dell’antichità, meta obbligata per i pellegrini che percorrevano la Romea diretti a Roma, e vero e proprio avamposto in un’area malsana e inospitale qual era un tempo questa terra. Vi furono e vi sostarono papi, imperatori e personaggi famosi come Dante, Giotto, San Pier Damiani e Guido detto d’Arezzo, l’inventore delle note musicali così come ancora oggi le conosciamo. L’Abbazia, le cui origini si perdono nella leggenda (ma ufficialmente risale al VII secolo) è composta dalla Chiesa, da un ampio Refettorio, dal Palazzo della Ragione e da altre costruzioni, quasi tutte visitabili, e dal campanile in stile romanico-lombardo (non visitabile) risalente all’XI secolo.
-Proseguendo lungo la Romea verso nord, incontreremo presto sulla nostra destra il bivio per Goro. Noto per aver dato i natali a Milva, ma anche per il suo Mercato del Pesce, dove si trova davvero di tutto: pesce d’acqua dolce e pesce di mare, oltre alle specie che vivono in acque salmastre come l’anguilla, il ghiozzo, il cefalo e l’acquadella. Per non parlare di mitili, molluschi e crostacei: cappe sante, cozze, vongole, ostriche, canocchie, gamberi di Valle e quant’altro. Seguendo l’argine per circa un chilometro, si può vedere il Po Morto, piccola zona umida residua del vecchio corso del fiume. E a poca distanza Gorino, dal cui piccolo, caratteristico porto, si può fare un’escursione a piedi fino alla Lanterna Vecchia. Oppure, in automobile, si possono attraversare gli ultimi ponti di barche e passare in Veneto, imbattendosi nel ramo del Po di Gnocca o della Donzella, del quale si può costeggiare l’argine per un buon tratto, arrivando fino alla Sacca degli Scardovari, di indubbio interesse naturalistico, che si può apprezzare seguendo la strada che lo costeggia e che si può seguire fino alla bocca del Po di Tolle. A Goro o a Gorino si può sostare a mangiare in uno dei caratteristici ristoranti a base di pesce.
-Tornati indietro verso la Romea e imboccata la deviazione per Bosco Mesola, facili indicazioni ci portano fino all’ingresso del Boscone.
-Il Boscone della Mesola sorge su cordoni  litoranei formatisi tra XII e XV secolo, dei quali rimangono evidenti esempi nel  suolo sabbioso e dunoso. Il bosco attuale è ciò che rimane del Bosco  Eliceo, che dominava le aree emerse  dagli acquitrini della costa alto adriatica. Nato come riserva di caccia del duca estense, sebbene oggi assai ridimensionato rispetto ai secoli passati (ma anche rispetto agli anni Trenta, quando era grande più o meno il doppio di adesso), è comunque molto vasto, estendendosi su un  territorio di 1058 ettari, fra il Po di Goro ed il Po di Volano.  Nel 1954, essendo minacciata di distruzione, fu acquistata dall'Azienda di Stato per le Foreste Demaniali ed attualmente viene gestita dal Ministero dell'Agricoltura. Nel 1971 è stata istituita la Riserva Naturale Integrale  Bassa dei Frassini Balanzetta (220 ettari), che viene aperta solo un giorno all’anno, con gruppi di visitatori guidati da militi della Guardia Forestale e nel 1977 la rimanente parte è divenuta Riserva  Naturale, liberamente visitabile (c’è anche un percorso attrezzato per non vedenti). La vegetazione del Gran Bosco è costituita prevalentemente da specie mediterranee tra le quali primeggia il Leccio (alto anche 15 metri), consociato con Quercia, Farnia, Frassino, Olmo, Pioppo Bianco e Carpino Orientale. Sono diffusi, prevalentemente nella zona a confine con il  mare, il Pino Domestico e Marittimo; nel sottobosco si trovano la Fillirea, il Ligustro, il Biancospino, il Pruno, il Pungitopo, il Cisto, la Felce Aquilina e Palustre. A  séguito delle devastazioni avvenute durante la guerra, una grande parte del bosco ha subito tagli massicci, trasformandosi in bosco ceduo; oggi si eseguono interventi colturali per  riportarlo al primitivo stato di alto fusto. Il terreno, tutto di origine alluvionale, consiste di sabbie con poco humus in superficie; l'andamento irregolare pone in evidenza antiche dune ricoperte dal lecceto sempreverde, con spazi interdunali in cui si formano ristagni d'acqua con vegetazione palustre e piante a foglia caduca. La quota massima è di tre metri sopra il livello del mare e, nelle depressioni, di circa un metro sotto. Vi sono radure naturali, una delle quali, detta  Parco delle Duchesse, è ampia circa 2 ettari e vi vegetano varie specie erbacee dette  pioniere che danno l'idea della lenta colonizzazione ancora in atto su queste sabbie. La  fauna era molto varia e numerosa già in epoca estense. Nel 2001 vivevano  nel Boscone circa 80 Cervi, forse discendenti da quelli che popolavano la pianura anticamente. Non è molto facile per il visitatore incontrare il Cervo, per le  sue abitudini ed il timore che ha dell'uomo. Se si fa silenzio (e se fanno silenzio anche gli altri visitatori) non è invece difficile incontrare Daini (ce ne sono circa 500), Tassi, Talpe e Marmotte. Non esiste più il Cinghiale, reintrodotto con alcuni esemplari negli anni '50 e successivamente eliminato per i danni che  arrecava alla campagna confinante. Qualche volta si incontrano Lepri, Puzzole, Donnole, raramente la Lontra.   Numerosi sono gli uccelli, sia stanziali che migratori. Il Fagiano, stanziale, si riproduce  regolarmente. Abbondanti i rapaci notturni: Barbagianni, Gufi comuni e Civette. Presenti tutto  l'anno, secondo le varie migrazioni, i rapaci diurni, tra cui la Poiana, le Albanelle, il Lodolaio. Svernanti, a migliaia, i Colombacci che trovano abbondante nutrimento dalle ghiande, soprattutto del Leccio. Nidificanti i Picchi (verde e rosso maggiore). Con il prosciugamento delle valli e la conseguente modificazione dell'ambiente vi è stata una  drastica riduzione di questa fauna. Per ovviare a tale inconveniente, si è provveduto a ricostruire una zona umida all'interno della  riserva naturale. In località Elciola è stato formato un bacino di acqua dolce della superficie  di circa 6 ettari, nel quale trovano rifugio migliaia di anatidi (Germani, Marzaiole, Alzavole) e ardeidi (Garzette, Aironi Cinerini e Rossi, Nitticore, più raramente Aironi Bianchi) e  non mancano Avocette e Cavalieri d'Italia. Sono presenti e nidificanti le Gallinelle d'Acqua.  Frequenti durante i passi primaverili ed autunnali i Piro Piro, i Fratini, i Piovanelli ed i Pivieri.  Sono ricomparse le Spatole, con soste anche di lunghi periodi, e le Cicogne. Durante le  migrazioni sosta qualche branco di Oche. Nei prati circostanti sverna la Beccaccia. In tutto il  Gran Bosco è vietata la caccia.  Molteplice la presenza di funghi con massimi in primavera ed autunno, dalle Morchelle, a Elvelle e Verpe; non mancano le Amanite, tre cui le mortali Amanita Verna e Falloide. L’Amanita Solitaria e la Rubescens. Durante l'estate, sempre che non vi sia troppa siccità poiché in questo luogo è sufficiente un'ora di vento per asciugare completamente lo strato  umifero, sono diffuse le Russole e, se l'annata è particolarmente propizia, qualche Boleto (Regio, Eduli, Cyanescens ed Eritropo, Leccino).
-L'ingresso al Bosco è regolamentato. È di norma aperto al pubblico nei giorni  festivi e il sabato; per le scolaresche l'accesso è possibile anche in altri giorni  previo accordo con il Corpo Forestale dello Stato, Stazione di Bosco Mesola, tel. 0533.794028.
-Per il rientro, si può seguire la Statale Romea in direzione sud, oppure seguire le indicazioni per il Lido di Volano e da lì prendere la panoramica Acciaioli. (Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)

Nessun commento: