martedì 14 dicembre 2010

L’appello per unificare quel grande gioiello naturalistico, che è il Delta del fiume più grande della nostra Penisola, facendo un tutt’uno dei parchi emiliano romagnolo e di quello veneto, fa discutere non poco. Abbiamo sentito autorevoli personaggi che, ciascuno nell’ambito del proprio ruolo, hanno contribuito con idee e studi, a ribadire l’importanza di questa unificazione. Abbiamo sentito l'autorevole parere di Marco Bondesan, esponente dei comitati scientifici dei 2 parchi. "Sto registrando una sempre maggior prepotenza di una buona parte degli operatori economici e dei fruitori di questi ambienti - ha spiegato Bondesan - interessi che nelle scelte fatte dai parchi abbiamo sempre tenuto in attenta considerazione, non solo nella redazione del Master Plan della Costa del Parco redatto dal Parco Emiliano-Romagnolo, ma anche nei Piani di Stazione e in tutte le decisioni che sono state prese. Nessuno di noi ha mai avuto la pretesa di imbalsamare il territorio. Ma da 2-3 anni sembra che le nostre zone umide servano solo per potervi esercitare la caccia, i canali solo per tirar su vongole filippine, le foci per creare nuovi porti per motoscafi, i territori e le pinete per costruire condomini e ville. Costruire edifici non certamente richiesti dallo sviluppo del turismo, dato che quelli che esistono sono già troppi (anche quest'estate quasi un terzo degli appartamenti è rimasto disabitato). Costruire in un territorio che è gia esausto, non solo dal punto di vista naturalistico (con l'approvazione della variante sui campeggi-villaggi turistici, sulla costa di Comacchio verranno praticamente chiusi anche gli ultimi due corridoi ecologici che ancora esistevano tra l'entroterra e il mare), ma anche dal punto di vista urbanistico (la rete fognaria è assolutamente inadeguata alla densità abitativa attuale, come dimostrano i sistematici allagamenti che si verificano appena piove). La prospettiva è che queste pressioni siano sempre maggiori, e che alla fine vadano perduti proprio la bellezza e il pregio di queste zone, la ragione stessa per cui erano capaci di attirare turismo. Ma sembra che ormai si sia scatenata la corsa al massimo profitto immediato: le future generazioni si arrangeranno. In questo contesto, come sono trattati i parchi? Il Parco veneto è commissariato (sempre per problemi di "mattone"), e per quello dell'Emilia Romagna si sente addirittura parlare di divisione in due parchi provinciali, uno per Ravenna e uno per Ferrara. Una scelta che io non posso condividere, non solo perché si muove in direzione diametralmente opposta a quella prevista dalla legge nazionale 394/91, che prevedeva un solo parco dalle due parti del Po, ma anche perché non appare possibile concepire la gestione ambientale di uno spazio come la fascia costiera, che costituisce un tutto unico, in modo separato se divisa da un confine di provincia. L'evoluzione delle spiagge del Lido di Spina e del Lido degli Estensi, ad esempio, dipende quasi esclusivamente dall'evoluzione della costa ravennate. C'è da chiedersi, del resto, anche come sarebbe possibile gestire in modo razionale le Valli di Comacchio, divise tra due province, se le stesse dovessero ricadere in due parchi diversi. E' stato proprio per contrastare questa tendenza all'arretramento e alla frantumazione che ho fatto girare l'appello "per un grande Parco del delta del Po".Davanti all'importanza di questi problemi, che richiederebbero una vera "rigenerazione del sistema costiero", è particolarmente deludente la Regione Emilia-Romagna. La Regione da molti considerata leader in fatto di attenzione al territorio e all'ambiente, modernissima nel concepire già 5 anni fa le linee guida ufficialmente ripercorse nel 2010 dall'Unione Europea, con la L 279 per la Gestione Integrata della Zone Costiere, oggi non sembra assolutamente all'altezza di questi problemi, appare incapace di assumersi le proprie responsabilità anche nel suo cosiddetto Parco "Regionale" del Delta, per il quale continua a dichiarare di "puntare su comuni e province", il che significa che non vi sarà alcun potenziamento e che probabilmente ci si dovrà accontentare di un parco più debole di quello che c'è ora".

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