domenica 7 novembre 2010

L'antico rione di San Pietro, a Comacchio, più vicino alla grande valle, era popolato da fiocinini. Qui avevano fissa dimora, negli anni grami della fame e della miseria, oltre 200: tutte famiglie numerose, come quella di Sante Policronio Nordi, che, nella sua vita, aveva collezionato qualcosa come 84 condanne. "Noi eravamo in 10 e tutti i giorni dovevamo pur mangiare! - spiega Otello Nordi, ultimogenito e unico superstite di Policronio - Quasi tutti i miei fratelli avevano 8 o 9 figli, tanto per cambiare. Soltanto io sono la pecora nera della famiglia, perchè ho avuta soltanto una figlia". Con Otello vogliamo ricordare suo fratello Pietro, detto "Muffa", morto l'altra mattina, forse il più "famoso" della famiglia di Policronio. "Mio fratello, all'età di 10 anni, insieme a mio fratello MIchele, 2 anni più grande di lui - racconta Otello - finisce in carcere pr aver pescato un govo, un esce povero, ripico delle nostre valli, lungo non più di 10 centimetri e oggi ormai scomparso. E' stata la prima di una lunga serie di condanne, non ricordo quante, di certo molto meno di quelle toccate a mio padre che, morto a 84 anni, ne aveva subite proprio 84 e tutte per pesca di frodo". Chi era vissuto in vallela vita diventava quasi obbligata: o stavi dalla parte di chi comandava lavorando come guardiano oppure dovevi schierarti sull'altro fronte, a pescare con la ficina e fare i conti con leggi estremamente severe. "A noi fiocinini, pensate, veniva persino imposto il coprifuoco: dal tramonto fino all'alba ci era proibito di uscire di casa. Nonostante ciò, appena faceva buio, portandoci a spalla i barchini, chiamati "Velucepi", nascosti dai canneti, raggiungevamo la valle poco lontana dalle nostre case e, calati in acqua i natanti, viaggiavamo spediti per la pesca che poteva durare qualche giorno. I guardiani conoscevano le nostre abitudini e ci aspettavano appena fuori il ponte per fermrci". Ed ecco cominciare la sfida, quella tra fiocinini e guardie vallive, una lotta per la sopravvivenza, che ha fatto storia, degna di qualche racconto neorealista. "I più giovani - prosegue Otello - cercavano di tirarsi appresso le guardie, consentendo così agli anziani, sulle loro barche dal fondo piatto, discivolare via senza essere visti". Una sfida che, sovente, non mancava di tacite complicità. "Quella del fiocinino è una attività antica come la nostra città - continua Nordi - che nasce e muore nell'acqua perchè non può fare altro mestiere che pescare con la sua fiocina. Mio fratello Pietro, agli inizi degli anni Cinquanta, mentre fiocinava nei pressi di valle Lepri-Mezzano, invece che un'anguilla pescò addirittura un reperto greco-etrusco e da allora cominciarono le campagne archeologiche". Pietro Nordi è stato insignito da Pertini del diploma d'onore al combattente per la libertà d'Italia, nell'84, e lui era fiero di mostrare queste sue onorificenze... "Aveva 16 anni quando insieme agli altri miei fratelli più grandi, e con noi molti altri fiocinini - conclude Otello - doveva essere deporato in Germania. Lo hanno saputo per tempo e sono fuggiti, unendosi ai partigiani della 28^ Brigata che operava nelle valli. E lui ha sempre combattuto in prima linea. Ricordo che, da sfollati, facevamo la spola tra Rillo, Fossadiporto e Umana e poi andavamo a barattare il pesce con altri generi alimentari, recandoci a Sant'Alberto: un pugno di cefali per un po' di fagioli o frutta". Il racconto di Otello Nordi, 81 anni, potrebbe continuare all'infinito, ma adesso, che se n'è andato anche Pietro, Otello si sente più solo e forse l'ultimo dei fiocinini, a cui sono rimasti soltanto i ricordi.

Nessun commento: