giovedì 20 febbraio 2014

FERDINANDEA, L’ISOLA CHE NON C’È

I mari attorno alla Sicilia sono stati oggetto fin dall'antichità di fenomeni vulcanici più o meno intensi, con eruzioni sottomarine ed esplosioni che hanno dato vita ad isole come Pantelleria, Vulcano, Stromboli ecc. In particolare, le eruzioni più frequenti si verificano nel tratto di mare compreso fra Capo Granitola e Capo Bianco, in corrispondenza di secche alcune delle quali ricoperte da coralli: i famosi “banchi di Sciacca”. Proprio fra Sciacca e Pantelleria, nel 1831, dopo un’eruzione sottomarina, spuntò un'isola che, dalla sua nascita alla sua scomparsa, poté essere seguita e studiata dai più illustri scienziati dell'epoca. Il 28 giugno 1831 si cominciarono ad avvertire a Sciacca ripetute scosse di terremoto, che durarono fino al 10 luglio e produssero lesioni in alcune case. Il mare fu violentemente agitato, come asserì il capitano inglese Malcon il quale vi passò col suo bastimento. Il 4 luglio si avvertì un forte odore di idrogeno solforato proveniente dal mare e il 13 si vide nettamente dalla piazza di Sciacca una colonna di fumo a una distanza di circa 30 miglia, nel luogo detto "secca di mare". Quel giorno il capitano Trafiletti, comandante del brigantino Gustavo, proveniente da Malta, riferì che a 30 miglia da Capo S. Marco aveva notato un ribollimento delle acque che aveva creduto provocato da grossi cetacei. Il 15 luglio il capitano Corrao di Sciacca, di ritorno dalla pesca, notò una grande quantità di pesci galleggianti e una colonna di fumo di circa 15 metri di altezza che si alzava dal mare, accompagnata da forti brontolii e dal gorgoglio delle acque circostanti. Dopo un paio di giorni cominciò l'eruzione di lapilli, pomici e scorie infuocate nel mare, fino alla spiaggia di Sciacca. Il 17 luglio si era già formato un isolotto, che cresceva rapidamente in dimensioni e in altezza. La deputazione sanitaria di Sciacca mandò sul posto una barca peschereccia comandata da Michele Fiorini, il quale piantò sulle falde del vulcano nascente un remo, come primo scopritore, e portò a Sciacca le prime notizie sulla nuova isola: la sua posizione era di 37° e 11’ di latitudine nord e 12° e 44’ di longitudine est da Greenwich. La notizia della nascita della nuova isola si sparse rapidamente; da Palermo fu inviata la corvetta reale Etna, comandata dal capitano di fregata Cacace; da Marsala partì un brigantino inglese con a bordo anche molti curiosi.  I fenomeni eruttivi furono intensissimi dal 18 al 24 luglio, poi cessarono, ai primi di agosto, quando l'isola raggiunse il suo massimo sviluppo: 4800 metri di circonferenza e 63 di altezza massima. Essa si presentava di forma circolare ed era irregolarmente alta: dal lato di nord-est aveva la sua massima altezza, dal lato sud era alta appena 8,50 m ed ancor meno dal lato ovest. Nel mezzo era un falso piano che nella parte nord comunicava col mare; in esso si apriva il cratere della circonferenza di 184 metri, con due bocche eruttive che emettevano ad intermittenza dei materiali vulcanici. Molti furono i curiosi che si recarono a Sciacca per andare sull’isola ed alcuni di
Ferdinandea
essi ne lasciarono descrizioni nei giornali dell'epoca, specialmente gli stranieri, in particolare inglesi: essi ebbero una particolare predilezione per la nuova isola, che si trovava sulla rotta per Malta: la Gazzetta di Malta del 10 agosto 1831 riferiva che il capitano Sanhouse il 2 agosto era sbarcato sulla isola e vi aveva piantato (“democraticamente”, com’è costume inglese) la bandiera inglese. Fatto sta che all'isola, in pochi giorni, furono dati sette nomi diversi: Sciacca, Nertita, Corrao, Hotham, Giulia, Graham, Ferdinandea. La Società Reale e la Società Geologica di Londra adottarono il nome di Graham (il politico inglese che partecipò alle vicende della costituzione siciliana del 1812 e fu poi ministro degli interni quando furono aperte le lettere di Mazzini che, comunicate al governo borbonico, causarono la fucilazione dei fratelli Bandiera). Il 17 agosto 1831 Ferdinando II di Borbone, regnante su Napoli e Sicilia, con atto sovrano annetteva l'isola nel proprio regno con il nome, proposto dal Gemmellaro, di Ferdinandea. Il 29 settembre il francese Derussat issò la bandiera francese sulla parte più alta dell'isola, alla quale diede nome di Giulia, a ricordo della sua apparizione nel mese di luglio. Intanto però la nuova terra, flagellata dalle onde, diminuiva progressivamente; quando la visitò il prof. Prévost il suo perimetro era ridotto a 700 metri e verso la fine di ottobre emergeva di  un solo metro dal livello del mare e il cratere stesso era appena riconoscibile. L'8 dicembre il capitano Allotta, comandante del brigantino Achille, al posto dell'isola trovò una piccola colonna d’acqua calda "con puzza di bitume". Il 17 dicembre due ufficiali topografici di Napoli, recatisi sul posto, trovarono che l’intera isola era sommersa. Nel gennaio dell'anno successivo (1832) il vice ammiraglio Hugon e il capitano Swinburne trovarono solo un bassofondo. Verso la fine del 1835 al posto dell'isola esisteva un piccolo monte subacqueo esteso per circa 1100 metri, la cui cima era a circa tre metri dalla superficie del mare, costituendo un pericolo per la navigazione. Il 12 agosto 1863 il cratere si riaprì ed in pochi giorni formò ancora un’isoletta, che però fu sùbito distrutta dalle onde. Per molto tempo ci si dimenticò di Ferdinandea, che ora giace a profondità variabile fra 10 e 25 metri sotto il livello del mare; negli ultimi anni l'innalzamento del vulcano ha portato la cima a una profondità di soli sei metri, facendone ipotizzare una nuova emersione da parte dei ricercatori dell'Istituto Geografico Nazionale Italiano. Da cui il problema dell’appartenenza: non esistendo più il regno borbonico, inglobato nel Regno d'Italia, l’Italia dovrebbe esserne la proprietaria, anche per ragioni geografiche, a meno che a qualche inglese non venga in mente di reclamarne la sovranità. Problema più teorico che pratico, del resto, visto che la nuova emersione dell’isola non sarebbe con ogni probabilità meno effimera delle altre. (Tratto dalla Rivista New Corriere dei Lidi)

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