lunedì 22 luglio 2013

COMACCHIO: PIAZZA ROMA E IL MONASTERO DI SANT'AGOSTINO

Un angolo di Comacchio solitamente disertato dai turisti, e tuttavia ricco di storia e non privo di fascino, è quello attorno a Piazza Roma, che chiude, a levante, il lungo Corso Garibaldi. Su un lato della piazza sorge il Monumento ai Caduti della Grande Guerra. Ma ad attirare l’attenzione è quel che rimane dell’antico Monastero di Sant’Agostino: oggi ci si trova di fronte ad un vasto complesso fatiscente, del quale si riesce ad ammirare almeno la facciata, con il resto degli edifici e la torre pericolanti, ma in prospettiva il complesso dovrebbe essere restaurato ed ospitare gli uffici comunali. La sua origine è sconosciuta, e la prima notizia storica risale al VII secolo, quando nella Chiesa, che allora era dedicata a San Mauro, officiavano i Benedettini. Altre confraternite si succedettero nel corso dei secoli, fino all’arrivo degli Agostiniani, nel 1622: essi modificarono il nome della chiesa in “dei santi Mauro e Agostino” e costruirono un convento per una quindicina di frati. Nel 1708 gli austriaci trasformarono il complesso in una fortezza, demolendo le case che occupavano quella che attualmente è Piazza Roma e costruendo mura, trincee e un canale a circondare l’area. Sloggiati i crucchi nel 1725, i frati ripristinarono la natura religiosa del luogo, almeno fino al 1796, quando furono allontananti dai seguaci di Napoleone. In séguito la Chiesa fu ancora officiata, fino al 1831, quando venne chiusa al culto per sempre. Da allora è servita da magazzino, da caserma (dal 1892), da nascondiglio (durante l’ultima guerra), da scuola elementare (dal 1923), fino all’attuale rovina, oramai pluridecennale, in attesa del recupero che, vista l’ampiezza e l’ubicazione dell’area, rivitalizzerebbe alquanto le dinamiche urbane di Comacchio. Una curiosità: in tempi ormai remoti, alla morte dell’eremita ligure Sant’Appiano (che in vita dimorava in una celletta presso Lagosanto, cittadina che proprio a lui deve il suo nome), dei frati giunti su un’imbarcazione lungo il Po, dal monastero di Pavia dal quale era partito il santo, ne imbarcarono le spoglie sulla barca per portarlo via. Vuole la leggenda che Sant’Appiano, ormai affezionato alle genti di queste parti, imponesse alla barca di fermarsi ed approdare proprio qui, in quest’area, dove infatti fu sepolto e dove fu oggetto di venerazione per generazioni di comacchiesi e di lagotti. (Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)

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