mercoledì 5 giugno 2013

Mia moglie non sa cantare. 'E che male c'è? (Racconti umoristici)

Mia moglie non sa cantare. 'E che male c'è?', direte voi. Beh, che lei canta lo stesso. Sarebbe niente, anch'io ho sempre cantato, magari mentre lavo i piatti, metto i panni in lavatrice, spazzo per terra, riassetto o metto in ordine gli armadi (avrete già capito come van le cose a casa mia e soprattutto chi è che comanda) (avete presente come sono nati i canti degli schiavi negri nelle piantagioni di cotone?). Lei dice che il mio più che un canto è un lamento, ma vorrei ben dire. E poi, voglio dire, non avrò la voce di Albano o di Mino Reitano ma sono intonato e, soprattutto, canto senza farmi troppe 'pippe' pensando ad ottave, mezzi toni, battere, levare e quant'altro (tuttalpiù a sbattere i tappeti e a lavare). Lei invece no: se non ha la musica sotto, non canta. E già quello, secondo me, non è un buon indizio: se a uno cantare piace, e lo diverte, sente la musica dentro e canta ovunque: sotto la doccia, in giardino mentre cura le piante, all'acquajo mentre canta i blues dei lavapiatti. Direte: beh, meglio, così non canta. Invece no, perché purtroppo da qualche tempo ha trovato un'anima buona che strimpella il piano e l'accompagna nei suoi vocalizzi e nelle sue interpretazioni di brani di Mina, Milva e altre cantanti. Secondo me fra lei e il pianista di musica non ne capiscono granché, ma se non altro ognuno può dare la colpa all'altro dei risultati disastrosi (anche se ogni tanto, gira gira, lei trova ancora modo di dare la colpa a me). Dovreste sentire che duetti. Lui, che è una giovane promessa, sforna motivetti tutti uguali, in serie, stile mellowyellow, e lei lì a darci di cesello, con una spocchia pari all'incapacità di 'tenere' una nota e di fare una canzone dall'inizio alla fine senza 'cadute' (di tono da parte sua; di balle & mascelle da parte dei malcapitati ascoltatori, coatti). Il problema principale è che, secondo mia moglie, Mina, Milva, la Ruggiero e tutte le grandi cantanti 'non valgono niente', 'sono stonate', 'non sanno interpretare', e quant'altro. Per fortuna, dico, che adesso è arrivata lei: la musica italiana è salva. Da un po' ha pure deciso di comporre lei stessa testi e musiche, non essendoci, nel panorama nazionale ed internazionale, brani abbastanza validi per lei. Comunque, detto fra noi, non è pericolosa: basta dirle sempre che ha ragione e rassicurarla sul fatto che è la più grande interprete di tutti i tempi, e tutto fila abbastanza liscio. Del resto, non si tratta di questo. No, il problema vero, il problema dei problemi, è legato all'intima 'essenza' della musica. Come sanno bene tutti i musicofili e coloro che fanno musicoterapia, la musica produce degli effetti importanti non solo sulle nostre emozioni ma anche sui nostri pensieri e sul nostro corpo. Con certi tipi di musica le piante crescono più armoniosamente, gli ammalati migliorano, i depressi rifioriscono, i malumori scompajono. Tutto dipende dall'armonia, appunto. E lì sta il problema. Il mio problema. La sua voce a me fa venire mal di pancia. Frase che in genere uno dice così, tanto per dire. Invece a me lo fa letteralmente. Una strofa o due, passi; una canzone, riesco a resistere stringendo i denti (e non solo); ma quando ne attacca un'altra devo fare sforzi eroici per contenermi e alla fine precipitarmi in bagno. Una volta che dovevo fare una preparazione di tre giorni per sottopormi a un'endoscopia, ricordo che mi venne l'illuminazione di chiederle: 'cara, mi fai sentire le tue ultime canzoni?'. E feci a meno di sale inglese e fave di fuca. Avevo anche pensato di affittarla come lassativo. Un complimento che apprezza è quando uno dei suoi tanti amici 'sinceri' le dice: 'ma che brava, che sei, Doriana: con la voce fai proprio tutto quello che vuoi!'. In effetti, lo fa letteralmente. Solo che lo fa fare anche agli altri. E di corsa. Voi penserete: dici degli amici pietosi,  ma anche tu sei non sei mica tanto sincero. E va be', ma io ci devo vivere insieme, vorrei vedere voi. E poi ci ho provato, nel corso degli anni, a buttare lì qualche indizio, qualche 'sillaba' fra le righe, a cercare di farle capire, di insinuare il germe del dubbio nella sua mente. Peggio che mai: ho ottenuto solo di farle venire in mente che avrebbe potuto andare a scuola di canto per 'affinare' il suo stile. E vai con una serie di imbroglioni e sedicenti cantanti che insegnano ad ossigenarsi ed a fare esercizi di respirazione al risveglio e, ahimé, prima di andare a dormire (senza specificare che l'aria ingerita, nella notte, poi esce da altre parti). Così che insomma alla fine anche cantare non è più un divertimento, un modo di esprimere la propria gioia di vivere... guai! È invece 'una cosa seria', 'un atto sacro' ed altre corbellerie  di questo genere. Ancora un po' e penso che canterà in ginocchio, pretendendo assoluto silenzio e spettatori in abito da sera sgrananti il rosario. Ma ho già pensato a come riportarla alla realtà: organizzarle una serata, un  recital d'un pajo d'ore, qui a casa nostra, in modo che possa dare fondo a tutto quanto il suo repertorio. Che si sfoghi un po'. Invito parenti, amici e conoscenti, scelti fra i più antipatici e fra quelli 'sinceri' che dicevo prima, in tutto una ventina, meglio trenta... Il bagno è uno solo. Affari loro. Io mi metto nelle orecchie le mie minicuffie, mi sento Albano e Reitano, e mi godo la scena con un bel sorriso beato.  L&D (Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi).

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