lunedì 12 settembre 2011

TRA LE VALLI DA PESCA PIU' IMPORTANTI, LE VALLI DI COMACCHIO

(…) Nel continente europeo le valli da pesca più importanti sono destinate alle anguille e ai cefali. Le anguille, allorché sono allo stadio giovanile e hanno raggiunto i 90-100 mm di lunghezza (dette cieche), penetrano a milioni nelle acque dei fiumi e si disperdono nei laghi, nelle lagune e nei canali dove vivono fino a raggiungere la maturità. Le lagune interne, quali le Valli di Comacchio, sono un terreno ideale per sfruttare questo istinto delle anguille e creare di conseguenza degli allevamenti. Giunte all’età adulta, le anguille (dette adesso argentine) vengono raccolte per mezzo dei lavorieri o manovrieri usati in particolare in Italia, oppure mediante i bordigues, apparecchiature molto simili, usate in Francia e in Spagna. (…) Fino a non molti anni or sono una delle vallicolture più prospere del Mediterraneo erano le Valli di Comacchio, dalle quali provenivano annualmente grandi quantità di anguille che venivano marinate in speciali stabilimenti e che il nostro Paese riusciva persino ad esportare. Oggi la maggior parte delle valli, ossia le Valli Pega, Rillo, Zavelea e Mezzano, sono state prosciugate a cura della compagnia petrolifera BP che sui terreni, cosiddetti ‘strappati alle acque’, ha realizzato vaste colture di semi di ravizzone ossia di quel seme che viene usato per la fabbricazione di olio di semi vari e che, come recentemente dimostrato, contiene alte quantità di acido erucico, un acido capace di lasciar stecchite le cavie in laboratorio e certamente per nulla indicato alla salute umana. Si sono salvate solo le tre valli da pesca: Valle Fossa, Valle Porro e Valle Magnavacca che attualmente sono in stato di abbandono ma che, a quanto si dice, saranno nel futuro attrezzate per l’allevamento di orate, cefali e anguille di qualità pregiata. (Dalla voce ‘Vallicoltura’ dell’Enciclopedia “Il Mare” (1974, De Agostini). (Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)

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