lunedì 21 novembre 2011

LA CANAPA, UNA RISORSA DALL'ANTICHITÀ AL FUTURO


'E canterò la canape, e la vera cultura d'un sì nobil virgulto, che s'alza e verdeggia, e selve forma ombrose, quando la stagion fervida comincia'. Parola dell'abate Girolamo Baruffaldi, centese, autore del poema in otto libri Il canapajo nel 1741, quando la canapa era coltivata comunemente un po' in tutta Italia. Fin dal XIII secolo è stata una presenza fissa nei nostri campi: se ne ricavavano lenzuola, federe, tovaglie, abiti, coperte e vele per la marina, che il nostro paese forniva anche alla celebrata (e spocchiosa) marina britannica. Pensate che nel primo Novecento l'Italia ne era il secondo produttore mondiale (ma virtualmente il maggiore, visto che al primo posto figurava la Russia, col suo territorio sterminato, più di ottanta volte il nostro), con circa 80.000 ettari coltivati e 800.000 quintali prodotti. Il 45% veniva dalla provincia di Ferrara, che metteva a coltura i territori via via strappati alle acque, seguita da quelle di Caserta e di Bologna. Ma si coltivava anche in Toscana, in Romagna, nelle Marche, in Piemonte (la zona del Canavese prende nome proprio dalla coltivazione della canapa). Era un lavoro molto duro: nonostante l'afa, occorreva entrare ben coperti fra gli steli alti fino a cinque metri e tagliarli cercando di non ferirsi, in compagnia di zanzare fameliche. Poi i fasci venivano messi a macerare in pozze d'acqua, da dove presto avrebbe cominciato a levarsi un caratteristico, terribile fetore. Una volta macerati, gli steli venivano essiccati al sole, poi gramolati, cioè frammentati e divisi in fibre. Dagli anni Cinquanta cominciò il declino, vuoi perché via via si preferì piantare, con meno fatica e maggior reddito, degli alberi da frutta; vuoi per l'avvento delle fibre artificiali; vuoi, purtroppo, per l'ottusa e strumentale polemica legata al possibile utilizzo come stupefacente di una varietà di canapa dalla quale si ricavava la famosa marjuana, della quale sono note le virtù terapeutiche, in particolare antidolorifiche e antidepressive. Tali proprietà sono note da secoli, a tutti tranne purtroppo ai nostri legislatori e ai benpensanti, che vi vedono ancora, come nella Francia del XV secolo, uno strumento del Diavolo. Fatto sta che negli anni Settanta la nostra produzione era già scesa a 10.000 quintali, in soli 900 ettari. Da qualche anno, tuttavia, la canapa è tornata di moda. E sono proprio la Toscana e il Ferrarese, che furono fra le principali aree di coltivazione, ad ospitare le piantagioni cosiddette sperimentali. Nel 1997 si sono avute a Ferrara le prime iniziative volte a reimpiantare la canapa. 200 ettari sperimentali, e uno stilista quale Giorgio Armani che ha presentato nel 2000 una collezione di jeans, maglie, scarpe e accessori in canapa. Ma si calcolano addirittura in numero di 50.000 prodotti, fra i quali spicca la carta: si potrebbe evitare l'abbattimento di tanti alberi. E poi legno compensato, combustibile, olio per cosmesi, ma anche olio alimentare, ricco di proprietà. Purtroppo in Italia, al contrario di tutti gli altri paesi, si ha ancora a che fare ancora con ignoranza e pregiudizio. Di pochi anni fa la legge Jervolino-Vassalli che ne proibiva di fatto la coltivazione, facendo passare dei guai sia agli imprenditori del settore sia a coloro che dai prodotti a base di canapa avrebbero avuto indubbio giovamento dal punto di vista terapeutico (parliamo soprattutto di malati cronici e terminali). Ma cerchiamo di guardare al futuro con speranza. Proprio a Comacchio, alla fine del 2003, è stato inaugurato un impianto di trasformazione della canapa di qualità, realizzato dalla società Ecocanapa col contributo della Regione. Si tratta di uno stabilimento tecnologicamente all'avanguardia, pare la prima struttura in Europa dedicata esclusivamente alla lavorazione della canapa da fibra. Contemporaneamente all'apertura si tenne una mostra sui prodotti ricavati dalla canapa, con esposizione di abiti, tessuti, biancheria, tendaggi, linee di igiene e cosmesi. Segnaliamo a chi fosse interessato che mostre permanenti relative alla coltivazione ed ai prodotti della canapa si possono trovare, nei dintorni, presso i musei contadini di San Pancrazio di Russi, di Pieve di Cento e di Sant'Arcangelo di Romagna (all'interno della Rocca Malatestiana). (Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)

venerdì 11 novembre 2011

Progetto Nazioni Plus Lido delle Nazioni

L'iniziativa "Nazioni Plus" è il progetto di valorizzazione turistica più significativo realizzato dal Consorzio Lido delle Nazioni, che punta a realizzare un'offerta integrata tra i vari servizi forniti dai singoli operatori.
Per informazioni Visita il sito  
http://www.lidodellenazioni.info/

mercoledì 9 novembre 2011

I CANTANTI DELLA NOSTRA TERRA (quarta parte)

Nella vicina Fusignano è nata nel 1958 Emanuela Cortesi. Trionfò a Castrocaro nel 1973 col brano La mente torna. Vinse poi la Gondola d’Argento a Venezia e partecipò al Disco per l’Estate e a diversi programmi tv. Arrivò al 5° posto a Sanremo, nel 1974, col brano Il mio volo bianco. Dopo pochi anni, però, decise di ritirarsi dall’attività.
Ci spostiamo a Massa Lombarda, per ricordare Eugenia Foligatti, che vi nacque nel 1941. Studiò canto e musica mentre, ancora giovanissima, faceva l’operaia. A 16 anni cantava in un’orchestrina girando per le balere, finché nel 1962 vinse Castrocaro e l’anno dopo, ammessa di diritto a Sanremo, si ritrovò accoppiata addirittura a Claudio Villa arrivando al 2° posto col brano Amor, mon amour, my love. Seguita dal maestro Kramer, partecipò ai più importanti spettacoli televisivi. A metà anni ‘60 si sposò lasciando la carriera.
Di Ravenna ricordiamo Paola Bertoni, classe 1943, rivelatasi a Castrocaro e poi approdata sia al Disco per l’Estate (nel 1965, col brano Un gioco d’estate) che a Sanremo (nel 1966, con Se questo ballo non finisse mai in coppia con John Foster). Cantò anche in America ed in Africa; e poi Dora Moroni, classe 1954, che da bambina vinse diversi concorsi canori, studiò canto, recitazione e danza, e nel 1974 vinse il Rally Canoro organizzato da Corrado. Divenne molto popolare come valletta di Corrado a Domenica In, fino all’incidente automobilistico per cui rimase in coma per molti mesi. Per questo e per il matrimonio col cantante Christian fu a lungo protagonista dei principali rotocalchi. Partecipò a Sanremo nel 1978 col brano Ora.
Di Faenza l’indimenticata ‘meteora’ Rodolfo Santandrea, leva 1961, personaggio anticonformista che debuttò nel 1983 con un Q-disc che fece parlare di lui. E nel 1984 altrettanta attenzione riscosse a Sanremo col brano La fenice, che gli valse il Premio della Critica.
Spostiamoci a Cervia, dove nel 1944 ebbe i natali il simpaticissimo Piero Focaccia, emblema della canzone estiva degli anni ‘60. Il suo primo 45 s’intitolava Quel pappagallo. Di lì a poco arriva al successo con Stessa spiaggia stesso mare, presentata al Disco per l’Estate 1963. E qualche anno dopo, nel 1970, con la famosa Permette signora. Qualche anno ancora, e smette praticamente l’attività per dedicarsi ad un locale che aprì nella sua Cervia. Fu a Sanremo nel 1964 (con L’inverno cosa fai?), nel 1971 (con Santo Antonio, Santo Francesco) e nel 1974 (con Valentin tango).
Di Cesenatico il grande Emilio Pericoli, leva 1928. Debuttò alla fine degli anni ’40 scoperto da Lelio Luttazzi. Divenne popolare negli anni ‘50 partecipando a trasmissioni e festival. Lavorò molto anche all’estero facendo conoscere la canzone italiana. Vinse il Festival di Sanremo nel 1963 col brano Uno per tutte in coppia con Tony Renis. Partecipò anche nel 1962 (finalista con la celeberrima Quando quando quando) e nel 1964 (con Piccolo piccolo).
Armando Savini, nato a Dovadola nel 1946, cominciò in sordina nel 1965 ma al Disco per l’Estate del 1968 portò in finale (e nella hit parade fra i dischi più venduti) il brano Perché mi hai fatto innamorare (del ferrarese Glauco ‘Bob’ Rosignoli). Partecipò alle più importanti manifestazioni canore del periodo (Cantagiro, Settevoci, ecc.) e verso la fine degli anni ‘70 diede vita a una grande orchestra spettacolo di liscio, occupandosi, contemporaneamente, della gestione di un ristorante. Brani del suo repertorio: Magica visione, La notte no, Sono così, Non c’è che lei, Buttala a mare.
Bruna Lelli, nata a Meldola nel 1938, fu scoperta dal maestro Cinico Angelici ed ottenne un buon successo radiofonico alla fine degli anni ‘50. Dopo aver partecipato a Sanremo nel 1962 (col brano L’ultimo pezzo di terra) ed essere stata valletta di Mike Bongiorno alla Fiera dei sogni, presentò in tv il programma Bim bum bam con Bruno Lauzi e Peppino Gagliardi. Negli anni ‘80 fondò un’orchestra spettacolo di liscio.
Ricordiamo anche Pio (alias Pio Trebbi), nato a Rimini nel 1949, singolare personaggio scoperto (si dice, in un convento dove lui viveva) da Celentano che lo adoperava negli spettacoli come suo sosia. Fu a Sanremo nel 1970 (con Nevicava a Roma in coppia con Rascel) e nel 1971 (con Occhi bianchi e neri).
E chiudiamo questa carrellata speriamo gradita di nomi e carriere col mitico Checco (alias Francesco Marsella, nato a Forlì nel 1944), componente dei Giganti, con i quali partorì brani del calibro di Tema, Proposta, Una ragazza in due, Da bambino e tanti altri. Nel 1969 debuttò come solista a Sanremo col brano Il sole è tramontato. (Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)

I CANTANTI DELLA NOSTRA TERRA (terza parte)

Anna Marchetti ha avuto i natali a Copparo nel 1946. Partecipò a Castrocaro nel 1964 senza arrivare nei primi due posti, utili per accedere a Sanremo. Fu però notata per il suo talento e la sua bellezza, sì che divenne la valletta di Mike Buongiorno ne La fiera dei sogni. Il successo discografico arrivò con La rapsodia del vecchio Liszt e poi con Gira finché vuoi. Partecipò al Festival del 1966 col brano Io ti amo. Altri suoi brani di successo sono Canto d’amore, Amore di donna, L’estate di Dominique, Per conquistare te.
Spostiamoci a Traghetto, e troviamo Elio Gandolfi, classe 1951. Vincitore di Castrocaro nel 1967, partecipò di diritto a Sanremo nel 1968 col brano La vita in coppia con Shirley Bassey. Nel 1969 vi partecipò ancora col brano Il sole è tramontato. Alle sue spalle, una lunga gavetta nelle balere emiliane. Partecipò a varie trasmissioni televisive e per quattro puntate rimase il campione in carica a Settevoci.
Ancora attivo sulla scena è Nini Zironi, nativo di Migliarino. Scoperto da Pippo Baudo, esordì a 18 anni a Settevoci. Da allora è un susseguirsi di partecipazioni, dal Cantagiro al Festivalbar, da Domenica In a tutti i principali programmi della tv italiana. E, parallela alla carriera di cantante, una altrettanto importante di esperto musicale: 11 i dischi all’attivo e ben 722 le apparizioni televisive fino ad ora.
E poi Piergiorgio Farina, classe 1938, un altro figlio di Goro assurto a gloria nazionale per meriti musicali. Violinista e cantante, debuttò anche lui al celebre Settevoci di Pippo Baudo e da allora non ha più smesso di girare l’Italia con la sua orchestra. Ha anche partecipato al Festival di Sanremo, nel 1968, in coppia con Orietta Berti col brano Tu che non sorridi mai. Altri suoi brani di successo: Erba di casa mia, L’amore è come il sole, Basta così, Non faccio miracoli, Bluff, Il padrino. Ha partecipato anche a film importanti, quali Dancing Paradise di Pupi Avati (1982) e L’amore è come il sole di Carlo Lombardi (1969)
E andiamo in Romagna, dove il talento di certo non manca. Non ci spostiamo di molto: andiamo a Lugo, dove incontriamo ben tre personaggi, che molti ricorderanno. Pierfilippi (alias Adolfo Filippi), classe 1938, che debuttò nel 1957 vincendo un concorso di voci nuove e mise su un’orchestra con la quale si esibì nei locali romagnoli, diventando uno degli artisti più richiesti dai night. Edda Montanari, classe 1940, che vinse Castrocaro nel 1958 e quindi ottenne lusinghieri successi al Festival di Zurigo e alla Sei giorni di Milano. Curiosamente, sia Pierfilippi che Edda Montanari approdarono all’edizione del 1962 del Festival di Sanremo, lui col brano Occhi senza lacrime, lei con Prima del paradiso. La terza lughese è Cristina Jorio, classe 1928. Scoperta dal maestro D’Anzi in un locale di Bellaria, il suo primo disco fu il classico Johnny Guitar. Entrò a far parte dei cantanti della RAI diretti dal maestro Brigada, cantando nella famosa trasmissione radiofonica Motivo in maschera. Passò più tardi col maestro Calvi ed in teatro fu protagonista de I divi della radio. Compì tournée all’estero prendendo parte alle principali manifestazioni canore di quegli anni. Fu a Sanremo nel 1958 col brano Io sono te, in coppia con Carla Boni. (Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)

I CANTANTI DELLA NOSTRA TERRA (seconda parte)

Rimaniamo a Ferrara e ricordiamo Oscar Carboni, classe 1914, spentosi nel 1993. Cominciò giovanissimo a cantare nelle balere servendosi, pensate, di un megafono di cartone. Nel 1940 vinse un concorso per voci nuove indetto dall’EIAR, fu scritturato e cominciò a cantare con l’Orchestra Barzizza. Trasferitosi per qualche anno in Sudamerica, rientrò in Italia nel 1952 per partecipare al Festival di Sanremo (dove portò tre brani, due dei quali approdati alla finale) e a quello di Napoli. Fu tra i protagonisti del Festival Italiano a Parigi e della fortunata trasmissione televisiva Voci e volti della fortuna. Sposato alla cantante Rosanna Vallieri, fece concerti e incise brani insieme a lei. Fra i suoi cavalli di battaglia ricordiamo: Addormentarmi così, Tango delle capinere, Perché le donne belle e Madonna delle rose.
Rimaniamo ancora a Ferrara, ma in tempi più vicini a noi, con Gianni Meccia, leva 1931, che fu anche autore di gran parte delle sue canzoni. Debuttò alla fine degli anni ‘50 nel Musichiere di Mario Riva cantando Odio tutte le vecchie signore. Il primo grande successo arrivò nel 1960 con Il barattolo, cui seguì Il pullover. Scrisse molte canzoni anche per altri. Negli anni ‘80 forma I Superquattro insieme con Jimmy Fontana, Nico Fidenco e Riccardo Del Turco, presentando le loro vecchie canzoni. Fra i brani del suo repertorio: Pissi pissi bao bao, Quelli che si amano, Sole non calare mai.
Meno noto il nome di Lorella Pescerelli, nata a Ferrara nel 1960, che debuttò nel 1978 vincendo il concorso Cento Città. L’anno dopo è già a Sanremo, col brano New York, che approda in finale. Dopo qualche anno da solista, entra nei Daniel Sentacruz Ensemble (che, per chi non lo ricorda, fu un gruppo mietitore di grandi successi quali Soleado, Allah Allah, Aguador e Linda bella Linda) finché non si ritirerà per dedicarsi alla famiglia.
E andiamo in provincia. E precisamente a Cento, dove, nel 1935, nasce Silvia Guidi (alias Ersilia Guidetti), che cominciò a cantare alla fine degli anni ‘50 partecipando a varie tournée negli Stati Uniti, in Canada e in Sudamerica, anche in veste di animatrice di spettacoli su navi da crociera. Partecipò al Festival di Sanremo nel 1961 col brano Notturno senza luna, e nel 1962 con Fiori sull’acqua. Fra i suoi successi anche: Conta le stelle, Quando c’è la luna piena, Il venditore di felicità, Qualcuno mi ama.
(Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)

I CANTANTI DELLA NOSTRA TERRA

Pensi a città e regioni italiane ricche di nomi e di tradizioni canore e cosa ti viene in mente, almeno a livello popolare? Genova, Napoli, Roma, Bologna e, più recentemente, Catania e la Puglia. E la nostra Bassa? E la Romagna? Abbiamo fatto mente locale e messo giù i primi nomi che ci venivano in mente; poi abbiamo abbozzato una piccola ricerca. E alla fine ecco che i nomi li abbiamo trovati, e anche tanti. E allora ci siamo risolti, certi di fare cosa gradita, a ricordarne qualcuno, in quest’epoca in cui si tende a consumare e a dimenticare tutto e tutti un po’ troppo in fretta. Trascuriamo i nomi più importanti e più recenti, a tutti noti. Inutile parlare della Raffaella nazionale, della Pausini, di Alice, Casadei e Bersani. Così come ci pare del tutto superfluo spiegare chi è Milva, la nostra Pantera di Goro. Parliamo invece di quei cantanti, in alcuni casi anche molto importanti, che da tempo non calcano più i palcoscenici televisivi, oppure di quanti sono stati ‘meteore’, pur con talento, e hanno lasciato un segno.
E cominciamo da un nome grande, anche se poco noto ai più giovani, essendo in auge negli anni ‘50 e ‘60. Si tratta di Carla Boni (alias Carla Gaiano), nata a Ferrara nel 1925. Cominciò la sua carriera proprio a Ferrara, grazie a uno spettacolo per le forze armate americane. Nel 1951 entrò a far parte dei cantanti della RAI e da lì fu al Festival di Sanremo (numerose le sue partecipazioni e una vittoria, nel 1953, col brano Viale d’autunno, in coppia con Flo Sandon’s), al Festival di Napoli, a quello di Venezia (vinse nel 1956 col brano Vecchia Europa) e al Disco per l’Estate. Fra i brani più celebri del suo repertorio ricordiamo Johnny Guitar, Mambo italiano, L’ultimo pezzo di terra, Timida serenata, Arsura, Casetta in Canadà e tante altre. Ancora negli anni ‘80, col marito -il grande Gino Latilla-, Nilla Pizzi e Giorgio Consolini forma il gruppo Quelli di Sanremo col quale gira piazze e teatri di tutta Italia con straordinario successo. Recentemente ha partecipato al tributo alla Rettore, interpretando la famosa Cobra.
(Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)