venerdì 26 dicembre 2014

SI DICE... NON SI DICE "Errori e orrori nell'uso che facciamo della nostra lingua" (a cura della risorta Accademia dei Fluttuanti)

Vediamo un po’... come si chiama l’albero: caco o cachi? L’arte è... culinaria o cucinaria?  Si dice leccòrnia o leccornìa? Onoreficenza od onorificenza? Mussulmano o musulmano? Si dice ‘i gnocchi’, ‘i gnomi’ oppure ‘gli gnocchi’, ‘gli gnomi’? A Monza c’è un circuìto o un circùito? Eclisse o eclissi? Ormai possiamo stare abbastanza tranquilli, perché a non saperlo, oltre a molti di noi, ci sono professori e docenti, e dare brutti voti per il rispetto dell’italiano non è più di moda (guai, invece, a sbagliare una parola inglese). Come si è detto altre volte, la lingua è soggetta a una sua evoluzione e quelle che prima erano considerate forme corrette possono cadere nel dimenticatoio rimpiazzate da altre più ‘moderne’ o da queste affiancate. È il caso dei termini che compaiono nelle domandine precedenti, anche se, per la cronaca, le risposte corrette sono, in tutte quante le domande, le voci riportate per seconde, quindi: cachi, cucinaria ecc. (Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)

SAN GIUSEPPE

Frazione del comune di Comacchio, si trova lungo la strada statale Romea e dista dal capoluogo circa sei chilometri. Fino al 1660 fu immersa in un bosco d’elci che dopo tale epoca venne quasi completamente estirpato e il terreno ridotto a coltura, soprattutto a vigneto, dove si produceva il famoso vino delle sabbie. San Giuseppe, da tempo imprecisabile, è denominato La Fontana (Le Funtane). Tale appellativo deriva dal fatto che la zona era ricca di fontane d’acqua dolce cui attinsero fino a pochi decenni or sono le genti di Comacchio. Un grande pozzo si trovava nella “fossa dei Pelandri” (in ti Plander). L’acqua, nelle botti, veniva trasportata in barca lungo il canale fino a Comacchio. Ecco perché tale canale, attualmente chiuso, venne denominato al caneal dlà bote (il canale della botte). Detto pozzo fu chiuso con la costruzione dell’acquedotto. Il comune di Comacchio, a ricordo della famosa fontana, ha denominato la strada principale Stradone della Fontana e nel 2008 ne ha fatta costruire una di grande pregio ornamentale al centro del paese. La chiesa di San Giuseppe, che si trova lungo tale via, fu edificata nel 1747 e il 2 gennaio 1748, monsignor Cristoforo Lugaresi, vescovo di Comacchio, la consacrò. Il 19 marzo di ogni anno ricorre la festa patronale. A tale ricorrenza i Fontanari dedicano, da sempre, la massima attenzione e tripudio e nei tempi passati la vivevano in maniera particolare. Infatti, se in altre festività il lavoro dei campi poteva continuare regolarmente, il 19 marzo nessuno osava toccare un attrezzo. Tutto iniziava nelle prime ore del mattino, durante le quali la gente riempiva la piccola chiesetta del paese per partecipare alla Messa. L’osservanza del precetto, anche se per molti era pura consuetudine, veniva regolarmente rispettata. Le sdore, quelle belle donne robuste, rosse in volto, che sprizzavano salute da tutti i pori, preparavano il desinare delle grandi occasioni. Era abitudine molto vecchia invitare gli amici con cui si intratteneva un rapporto di fiducia. Dopo mangiato, tutti in piazza. I primi a lasciare la tavola erano i bambini che, con qualche soldino dato loro dai genitori, si avviavano ad acquistare i dolciumi esposti nelle bancarelle. Uscivano, poi, i giovanotti che, appena in piazza, si sarebbero diretti verso la giostra -il calcinculo-, poi i fidanzati. Per ultimi i genitori, i quali, ultimate le faccende domestiche, raggiungevano la piazza a  braccetto. Entrambi avevano un còmpito: guardare attentamente la figlia fidanzata perché non si allontanasse più di tanto, e inoltre i ragazzi perché non venissero “a botte” con altri dei paesi limitrofi. Per il giorno di S. Giuseppe pareva esistesse una consuetudinaria regola atmosferica: per tre giorni continuativi soffiava la bora (è un fenomeno che si verifica tutt’ora) tanto è vero che un detto popolare dice l’ha le buere ad S. Giusaf (è la bora di S. Giuseppe). Era raro che quel fastidioso vento non infastidisse lo svolgersi della festa. Oggi la festa patronale è cambiata: si allestiscono mostre, spettacoli d’intrattenimento (esibizioni canore, sfilate di moda), assaggi di vini prettamente locali, giostre di vario genere, bancarelle con ogni sorta di ben di Dio ecc. Ma nei Fontanari anziani rimane nel cuore il ballo sull’aia, l’aroma del fumo dei sigari e delle pipe degli avventori seduti ai tavoli delle osterie, la gioviale attesa dei bambini e dei ragazzi per l’arrivo della giostra, i teneri approcci e gli incontri tra i giovani fidanzatini, l’entusiasmo irripetibile per quei giorni quando, in ogni angolo della campagna, vi era sapore ed aria di festa. (Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)

lunedì 15 dicembre 2014

Tre film ferraresi d'inizio secolo secolo

All’inizio del secolo furono girati a Ferrara tre film che ebbero un importante successo di pubblico. Film interamente ferrarese è Parisina (Un amore alla corte di Ferrara nel XV secolo), girato nel 1909 da Giuseppe De Liguoro su soggetto del ferrarese Domenico Tumiati, che l’aveva scritto per il teatro ed era stato rappresentato nel cortile del Castello di Ferrara nel 1903 alla presenza di D’Annunzio. È la storia di Parisina Malatesta che a soli 14 anni sposa il trentacinquenne Niccolò III d’Este venendo ad abitare in una Ferrara funestata dalla peste. In occasione di un viaggio per far visita ai suoi familiari, fu accompagnata, per volere del marito, da Ugo d’Este, e fra i due nacque una relazione che proseguì di nascosto anche al ritorno a Ferrara, dove, messo in guardia da una serva, il marito scoprì la cosa e fece dapprima rinchiudere poi decapitare i due giovani amanti. Nel 1912 esce Sotto a chi tocca, di Antonio Sturla, incentrato sulle comiche di due macchiette ferraresi: Tugnin d’là cà d’Idio e il cavalier Burella. Ebbe un tale successo popolare che venne proiettato per quindici giorni di séguito, con tale ressa di pubblico che dovettero intervenire i vigili urbani. Due anni dopo, nel 1914, ecco Torquato Tasso di Roberto Danesi, che racconta la vita dell’autore della Gerusalemme liberata. Sorrentino di nascita, raggiungerà la fama proprio a Ferrara, dove tuttavia verrà anche rinchiuso (giudicato pazzo per avere dato in escandescenze durante le sue terze nozze con Margherita Gonzaga) presso l’Ospedale Sant’Anna. La pellicola fu realizzata tra Ferrara, Sorrento e Roma, prestando grande attenzione a ricostruire fedelmente i luoghi, e fu premiata da pubblico e critica. (Tratto dalla Rivista New Corriere dei Lidi)

venerdì 12 dicembre 2014

LA MITICA LEGGENDA DI RAMA

Alcun li vogliono provenienti dall'India, altri ne ipotizzano l'origine atlantidea: sia come sia, è un fatto che ancora oggi si parli, anche sui quotidiani, della mitica città di Rama, che sarebbe sorta nella val di Susa (zona negli ultimi tempi agli onori -meglio, agli oneri- delle cronache per motivi assai meno affascinanti). La città sarebbe stata edificata alle pendici dell'aspro Rocciamelone (da Roc-Maol, per chi propende per un’origine celtica), con enormi massi di pietra perfettamente squadrati e collocati uno sull'altro con una tecnica d’alta ingegneria analoga a quella usata in Egitto, in Asia, in Sudamerica. Si favoleggia che possedesse lunghissimi portici che si estendevano dall'attuale paese di Bussoleno fino a Bruzolo e terminavano sulla riva destra della Dora Riparia, e che avesse una notevole vita commerciale e culturale, con tanto di università e biblioteche. Già nel secolo scorso, parecchi ricercatori si occuparono dell'enigmatica questione con l'intento di reperire testimonianze e fatti concretamente dimostrabili che ne avvalorassero l'esistenza, ma è  certo che, come spesso avviene, si è finiti sovente per mandare la fantasia aldilà degli effettivi ritrovamenti e delle prove documentarie. Si è detto che alcuni studiosi nel secolo passato abbiano avuto la fortuna di vedere uno degli antichissimi testi e di averne copiato poche parti, ovviamente indecifrabili. Tuttavia, il testo è irrintracciabile. Si è detto che la vetta del Rocciamelone fosse riservata a sacerdoti e sapienti, che presso l'attuale Bosco Nero esistesse un giardino simile a un paradiso terrestre, che gli abitanti della città fossero scuri di pelle, con lo sguardo fiero e una bellezza non comune, immunizzati dalle malattie ed esperti nel sapere, nella magia e nell’alchimia, e quant’altro. Alcuni ipotizzano che, in fuga dalla catastrofe di Atlantide, si siano fermati in val di Susa, avendo trovato in loco un raro materiale che essi impiegavano per i loro scopi segreti e che dunque scavarono vere e proprie miniere: ancora oggi i vecchi valligiani ci tramandano una serie di fatti leggendari tra cui si narra che i loro enigmatici strumenti di lavoro (che sfruttavano la luce, forse una sorta di laser), siano rimasti sepolti in quelle fantomatiche cave estrattive e si dice che i Romani effettuarono delle ricerche nel Bosco Nero per cercare tali strumenti. Purtroppo, però, a suffragare questa o quella ipotesi, dal punto di vista squisitamente materiale, c’è poco. Cosa che peraltro non pare scoraggiare i più entusiasti. La fantastica Rama, dicono del resto alcuni studiosi dell'Ottocento, scomparve all'improvviso, distrutta da un diluvio che provocò enormi frane sulla montagna precipitando masse spaventose di terra e roccia che seppellirono tutto. Altri parlano di un terremoto, con i medesimi effetti. Alcuni citano a sostegno dell’esistenza di Rama le credenze raccolte fra i valligiani che vorrebbero il ritorno di un personaggio dai poteri sovrumani, cosa riportata anche nelle Memorie mirabili dell'Abate Francis del 1789, dove, dopo aver ricordato la leggenda di Fetonte, si tratterebbe della venuta di genti dall’Atlantide, della fondazione e successiva distruzione della loro città. C’è anche chi sostiene che in val di Susa ci siano alcune persone deputate a tramandarsi, di generazione in generazione, il segreto di Rama. Ma cosa abbiamo, concretamente, in mano, per dare effettivamente corpo alle leggende? È assodato che la zona è estremamente ricca di cocci, ceramiche, frammenti di mattoni e di marmo, persino colonne, e materiale -c’è chi dice- a tonnellate, ad esempio fra Caprie e Novaretto. Ma a quanto pare, di epoca romana. Ci sono i nomi delle borgate locali, che sembrano ricordare antiche attività: Fournel (fonderie: vi si sono rinvenuti stampi in pietra ed un'ascia); Muni (fornace per vasi e mattoni: in zona sono stati rinvenuti moltissimi cocci); Lajet (laghetto dal cui bacino un acquedotto, di cui si sono trovati alcuni resti); Ulié (in tempi antichi vi esisteva un frantoio per la produzione dell'olio di noci e nocciole); monte Caprasio (dagli allevamenti). I monti circostanti offrivano ricche miniere: rame in località Sciò; pirite alle Roche neire, addirittura oro (Coumba d'or). Alcuni ipotizzano un’origine celtica: la presenza celtica in zona è accertata, e nelle descrizioni ottocentesche c’è ancora il ricordo del grande tempio di Malano. Poi vennero i Romani, che potrebbero avere ampliato ed abbellito la città con fontane, acquedotti e colonnati di marmo bianco e grandi strade selciate. In quanto al nome, difficile stabilire da dove sia nato. Alle pendici del magico Musiné c'è un bosco Rama accanto a una cava di opale, una vecchia trattoria intitolata da sempre Alla città di Rama e un pianoro su una collina soprannominato truch 'dla Rama. Ma cosa resta oggi di Rama? Innanzitutto il ricordo, tramandato di generazione in generazione, d’una città bellissima, più importante di Torino. Ma dov'è finita? Perché non ne restano che cocci e mattoni frantumati? Lungo la strada che porta a Novaretto, in alcuni punti, affiorano da ambo i lati i resti di muraglie che la costruzione della strada ha interrotto e tagliato a metà. Questi ruderi sono visibili a più riprese, per un lungo tratto. Sappiamo con certezza che la storia di Rama è sotto le zolle. Tutto ciò che della città è noto, è soltanto la storia della sua distruzione: prima ad opera dei barbari, e poi definitivamente spianata dai Franchi. Al passaggio di Carlo Magno, Rama non esisteva già più. Scritti di fine Ottocento di studiosi delle tradizioni piemontesi citano la testimonianza di pellegrini che giungevano da varie parti della terra per rendere omaggio ad un culto misterioso che esisteva nel cuore della val di Susa: parlano di eroi nordici, di Egizi, Druidi e di sapienti venuti dall'India, di una città ciclopica simile a Machu Pichu e Tihauanaco, con mura alte decine di metri, di abitanti che possedevano conoscenze misteriose e che scavavano incessantemente nelle viscere del Musiné per qualche motivo che conoscevano solo loro. Si racconta pure che possedessero farmaci in grado di vincere qualsiasi malattia e che fossero in grado di difendersi con la forza del fulmine. Quando la terra di origine di questo misterioso popolo, Atlantide, scomparve, Rama fu abbandonata. Palazzi e mura furono progressivamente abbattute dalle culture pagane e poi cristiane che si affacciavano sulla valle, trasformate in un’inaspettata e gigantesca cava di pietra pregiata. Rimase più o meno intatto sino al primo medioevo un modesto segmento delle mura di Rama, usato dai signori della guerra del tempo per controllare il transito nella valle. Poi anche quest’ultima vestigia fu inghiottita. Oggi rimane qualche tempio di tipo megalitico; molte "ruote solari" simili alle “ruote della medicina” degli indiani d’America; strani sarcofagi di pietra con dentro scheletri di tre metri e complessi di pietra dal significato non ancora chiarito. E proprio in zona si trova il Musiné, la montagna che sembra segnare il punto di impatto della caduta del bolide celeste ricordata dal mito di Fetonte. Oggi montagna brulla, dal colore rossiccio, sormontata da una grande croce, è il punto focale di vecchie e nuove credenze: molti affermano che al suo interno esistano delle caverne naturali dove cavalieri medievali nascondevano tesori. Altri affermano che dentro la montagna si celerebbero grotte alchemiche popolate da maghi dai poteri straordinari, rifugi in cui sopravvivrebbero ancora oggi i discendenti di Atlantide, e basi di astronavi extraterrestri (numerosi gli avvistamenti di ufo sopra la montagna). E molte scuole esoteriche considerano ancora oggi la zona della Val di Susa e del Musiné un vero e proprio luogo sacro alla stregua della Big Seated Mountain americana, dell’Ayers Rock australiana ecc. Il Musiné (cui viene dato anche l'attributo di hamtà, porta dimensionale, attraverso la quale gli uomini possono comunicare con la dimensione invisibile e con altri mondi abitati) è considerato un “ombelico del mondo”, un punto di unione tra cielo e terra da cui sarebbe uscito anticamente lo spirito dell'uomo. (Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)

mercoledì 3 dicembre 2014

SI DICE... NON SI DICE Errori e orrori nell'uso che facciamo della nostra lingua (a cura della risorta Accademia dei Fluttuanti)

Ricordo ancora bene il primo giorno della scuola elementare. Come tutti gli altri bambini, anch’io ero stato opportunamente preparato al fatto che nella mia classe ci sarebbe stato un bambino ‘deficiente’, col supremo scopo di evitare di farlo sentire osservato o preso in giro e dunque di avere per lui un occhio di riguardo. Va da sé che il termine ‘deficiente’ era usato con tutto il rispetto del caso, senza la minima accezione negativa, anzi (il termine vale ‘deficitario, mancante in qualcosa’). Più tardi s’imposero termini barbarici (che intervengono sempre quando si vogliono confondere le acque o definire delle ‘figure professionali’ che non si capisce bene cosa facciano) quali ‘down’ e ‘handicappato’. ‘Down’ durò poco (ma, dato che non si butta via nulla, passò a significare un’altra cosa) mentre ‘handicappato’ evolvette in ‘portatore di handicap’. Ma poiché per certe cose l’evoluzione è inarrestabile, si arrivò presto a ‘disabile’, fino all’attuale ‘diversamente abile’, e in futuro chissà. La differenza è che una volta si diceva ‘deficiente’ con rispetto, ora è spesso un ‘diversamente abile’ ipocrita. Perché prima il valore era l’essenza della cosa, ora è la forma, l’apparenza. Ho un amico ‘diversamente abile’ che quando lo chiamano così si arrabbia come un caimano. Ha un nome: Piero, ed è così che lo chiamo. (Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)

martedì 2 dicembre 2014

STORIA E CURIOSITA' LOCALI... IN PILLOLE

QUATTRO CARDINALI... QUATTRO ‘CARDINI’ PER LA STORIA DI COMACCHIO

Pochi sanno che la strada panoramica dei Sette lidi, o strada Acciaioli, si snoda sopra l’argine costruito per far fronte ai frequenti episodi alluvionali del territorio. Se la costruzione dell’argine e della strada sono relativamente recenti, il progetto è antico. Non è un caso se l’intitolazione della strada è a Niccolò Acciaiuoli (o Acciaioli), cardinale, inquisitore, legato pontificio di Ferrara e Comacchio in più riprese, e per diversi anni, fra Sei e Settecento. Fra le altre cose, fu lui a fare ricostruire il Loggiato dei Cappuccini, nel 1686, dopo il crollo avvenuto 16 anni prima per una scossa di terremoto. Di nobile famiglia fiorentina, zio di un altro cardinale, Filippo, divenne dottore in legge a Roma e Uditore presso la Camera Apostolica. Nel 1669 fu nominato cardinale da Papa Clemente IX e in poco tempo divenne vescovo di Frascati, poi di Ostia e di Velletri (dove assunse anche la carica di governatore). Nel 1717 divenne Segretario della Congregazione della Sacra Romana e Universale Inquisizione, carica che mantenne fino alla morte, che avvenne a Roma nel 1719. La sua salma è inumata nella chiesa di San Lorenzo, presso la Certosa di Firenze, fatta erigere da un membro della sua famiglia e suo omonimo, Niccolò Acciaiuoli, nel XIV secolo.

La toponomastica comacchiese ricorda, giustamente, il cardinale Giuseppe Renato Imperiali, papa mancato, che fu una delle figure più interessanti della vita politica e diplomatica dello Stato Pontificio fra il XVII e il XVIII secolo. Genovese, quinto di dodici figli di Michele Imperiali, principe di Francavilla, e di Brigida Grimaldi, nacque secondo alcuni a Francavilla Fontana, secondo altri ad Oria d’Otranto, nel 1651 (curioso che anche sul luogo della sua morte c’è chi dice Genova e chi Roma, comunque nel 1737). Fra i suoi tanti incarichi (ricordiamo in particolare quello di Prefetti della Congregazione del Buon Governo, che sovraintendeva all'amministrazione dei comuni dello Stato della Chiesa, incarico che mantenne fino alla morte, avviando un'intensa attività di risanamento finanziario e riforma amministrativa che trovò espressione anche nella pubblicazione di una raccolta della normativa sull'amministrazione dello Stato), come già suo zio Lorenzo, ebbe la Legazione pontificia di Ferrara e Comacchio, dove rimase per circa sei anni. Si occupò con cuore di Comacchio, di cui curò importanti ristrutturazioni urbane: fu lui a rifare il famoso Trepponti, che, dopo pochi anni dalla sua costruzione, giaceva in pessime condizioni, dotandolo delle due torri e delle colonne che vediamo ancora oggi.  Nel 1711 il Papa lo incaricò di incontrare l’imperatore Carlo VI per pretendere la restituzione di Comacchio (occupata manu militari dagli Estensi) allo Stato Pontificio. Non avendo avuto successo direttamente, pare per gelosie straniere nei suoi confronti (le stesse che gli negheranno per due volte il soglio pontificio), brigò per ottenere il risultato che si era proposto per “vie traverse”. Dopo le vicende comacchiesi, tornò a Roma, assumendo diversi incarichi, godendo della stima (e delle invidie) di molti, fra le quali quella del re di Spagna, che gli impedirono per ben due volte di diventare papa. Valendosi dei maggiori ingegneri e architetti del tempo, fece eseguire notevolissime opere in varie città: fra le maggiori, la sistemazione del porto di Civitavecchia, il restauro di Castel Sant’Angelo a Roma, il magazzino e la torre della saline di Cervia, il riassetto urbano e numerosi interventi edilizi a Ferrara, Fano, i duomi di Vetralla e Monticelli, diversi acquedotti e fontane. Uomo di vasti interessi, protesse artisti e pittori, e lasciò una biblioteca di oltre 15.000 volumi, ricca di testi rari, che aprì al pubblico e agli studiosi (e che fu lasciata andare dispersa, all’asta, a circa sessant’anni dalla sua morte). oltre a un’importante pinacoteca.

Giacomo Serra (1570-1623), genovese di famiglia senatoria, sebbene di poche lettere, grazie al suo ingegno ed al suo spirito di iniziativa, passò, a Roma, dalla carica di Cameriere Pontificio a quella di Tesoriere Generale, per essere poi creato cardinale il 12 settembre 1611. Fu deputato legato pontificio di Ferrara e Comacchio dalla fine del 1615 al 1623 e si occupò con dedizione alla rinascita di  Comacchio, sia sul piano spirituale che, soprattutto, su quello materiale. Fu lui, ad esempio, a far progettare la Loggia dei Mercanti del Grano, di minori dimensioni ma sul modello di quella genovese, e fu lui che introdusse la coltivazione della zucca nel Bosco Eliceo, in un’epoca segnata da grande carestia. Nel 1621 a Ferrara pubblicò un importante editto per la Processione dell’Incoronazione della B.V. Maria del Carmine. Quando nel 1623 partì per Roma, per il conclave, fu sostituito temporaneamente dal monsignor Giovanni Battista Pallotta (che successivamente fece costruire il canale che ancora oggi porta il suo nome). Serra però non tornò mai da Roma, perché vi morì, in quello stesso anno, a soli 53 anni.

Nipote di Giacomo Serra, Niccolò, nato a Genova nel 1706, da Francesco Maria e da Laura Negrone, avviato verso la carriera ecclesiastica a Roma, dove si laureò nel 1730. Ottenne diverse importanti cariche, da vice-legato a Urbino a governatore di Camerino, Ancona, Viterbo, Perugia,  Castelnuovo e Montone. Tornato a Roma, fu presidente della Zecca, delle Carceri, delle Strade. Nel dicembre 1753 fu ordinato sacerdote e nel gennaio 1754 venne eletto Arcivescovo di Mitilene, quindi fu nominato nunzio apostolico in Polonia. Ritornato a Roma nel 1760 fu nominato Uditore Generale della Camera Apostolica e finalmente Cardinale nel 1766, meritando anche il titolo di Santa Croce in Gerusalemme. Contemporaneamente fu nominato, per un triennio, legato pontificio a Ferrara e Comacchio. Ma proprio a Ferrara morì, l'anno successivo, per infarto. I suoi resti riposano nella cappella della Cattedrale di San Giorgio. (Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)


martedì 25 novembre 2014

ANEDDOTI... STORIELLE DI STORIA

Louis-Victor Vivonne, ammiraglio e maresciallo di Francia vissuto nel Seicento, non fu mai molto stimato per le sue qualità militari. Durante una spedizione in Italia, scrisse al re, Luigi XIV, per invocare soccorsi. La sua lettera finiva così: “Abbiamo bisogno di almeno altri diecimila uomini”. La diede poi al suo aiutante, Du Terron, perché la spedisse. Questi, prima di farlo, vi aggiunse: “E soprattutto di un generale”. (Tratto dalla Rivista New Corriere dei Lidi)

Aneddoti... Storielle di storia

Un giorno, alla corte di Federico II, Voltaire stava conversando con dei prussiani sulle lingue. A un tedesco che vantava la bellezza della sua lingua, rispose che a suo avviso era troppo dura e aggiunse: “Credo che quando Dio cacciò i nostri progenitori dal Paradiso terrestre lo fece in tedesco”. “Può darsi”, intervenne allora il re di Prussia, “ma il serpente che sedusse Eva parlava indubbiamente francese”. (Tratto dalla Rivista New Corriere dei Lidi)

mercoledì 19 novembre 2014

GIRO D’ITALIA CANORO... (Seconda parte)

Italia terra di ‘santi, poeti e naviganti’, sì, ma anche di cantanti. Per gioco, ci siamo divertiti, con l’aiuto del nostro Nini Zironi, a compilare un elenco dei grandi cantanti italiani suddividendoli per regioni, e divertendoci a stilare una specie di ‘albo d’oro’ dei cinque, dieci o venti nomi più importanti (a seconda delle regioni interessate, essendo alcune più popolose, anche in senso musicale, di altre) di ogni tempo. Cosa che costituisce una curiosità e un omaggio insieme, anche rivolto ai nostri ospiti estivi, e che potrebbe dare il là a qualcuno a scoprire una bella voce dimenticata della propria terra. Va da sé che avremo sicuramente dimenticato molti nomi e che gli accostamenti ‘strani’ fra cantanti di oggi e di ieri era inevitabile. In questo numero citiamo i cantanti del centro-sud, mentre nel precedente abbiamo visto quelli del nord. Segnalateci alla nostra mail cdstudio[chiocciola] libero.it i nomi che abbiamo dimenticato, e anche quale regione, secondo voi, merita la ‘palma d’oro’!

Cinque grandi nomi per la Sardegna: Marisa Sannia, Maria Carta, i Collage, Andrea Parodi-Tazenda, Tenores de Bitti. E altrettanti per la Calabria: Mino Reitano, Loredana Berté, Mia Martini, Rino Gaetano, Rocco Granata. Ricordando anche, per la Sardegna,  Vittorio Inzaina e, per la Calabria, Flavia Fortunato. Cinque nomi anche per Marche, Abruzzo e Molise: abbiamo scelto Jimmy Fontana, Toni Dallara, Lighea, Fred Bongusto e Ivan Graziani, ricordando tuttavia anche: Gianni Ravera, Gilda Giuliani, Toni del Monaco, Bruno Rosettani, Annarita Spinaci, Mimmo Locasciulli, Le Nuove Erbe.
Dieci nomi per Puglia e Lucania: Jimmy Fontana, Toni Dallara, Lighea, Fred Bongusto Gino Latilla, Nicola Di Bari, Mango, Nicola Arigliano, Renzo Arbore, Rosanna Fratello. Senza dimenticare: Adriano Pappalardo, Marco Armani, Fausto Tozzi, Toni Santagata, Raf, Franca Raimondi, Mariella Nava, Mietta, Isabella Jannetti, Cionfoli,  Antonio Basurto, Alessandra Amoroso. E dieci per la Sicilia: Marcella, Gianni Bella, Patrizia Laquidara, Giuni Russo, Carmen Consoli, Christian, Umberto Balsamo, Denovo (Mario Venuti, Luca Madonia), Franco Battiato, Otello Profazio. Ricordando anche: Jo Chiarello, i Gens, Gerardina Trovato, Toni Cucchiara, Julie & July, Nico dei Gabbiani.
Venti i nomi per il Lazio: Lando Fiorini, Bobby Solo, Little Tony, Renato Zero, Loretta Goggi, Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Claudio Villa, Robertino, Gabriella Ferri, Sergio Caputo, Fiorella Mannoia, Bruno Martino, Jovanotti, Lucio Battisti, Eros Ramazzotti, Marisa del Frate, Amedeo Minghi, Nico Fidenco, Bruno Filippini. Ma ricordiamo anche: Nicky Nicolai, Franco Califano, il Banco del Mutuo Soccorso, Giampiero  Artegiani, Sergio Leonardi, Jenny Luna, Santino Rocchetti, Wanda Romanelli, Michele Zarrillo, Paola Turci, Luca Barbarossa, Max Gazzè, La Bottega dell’Arte, Nicolò Fabi, Alex Britti, Edoardo Vianello, Tiziana Rivale, Lorella Cuccarini, Clara Jaione, Gepy, Mario Castelnuovo.
Venti anche per Toscana e Umbria: Luciano Virgili, Nada, Toto Cutugno, Narciso Parigi, Riccardo Fogli, Don Backy, Piero Pelù-Litfiba, Carlo Buti, Gianna Nannini, Marco Masini, Odoardo Spadaro, Irene Grandi, Enrico Musiani, Mario del Monaco, Pupo, Katina Ranieri, Homo Sapiens, Aleandro Baldi, Tina Allori, Roberta Voltolini. Ma ricordiamo anche: Giovanna, Emma, Irene Fornaciari, Anna Bussotti, Gino Baldi, Federico Fiumani-Diaframma, Riccardo del Turco, Donatella Moretti, Stefano Palatresi, Rocco Montana, Stefano Sani e Gian Pieretti.
Ultima, ma non certo per ultima, anzi, forse proprio come dulcis in fundo, la Campania. Venti nomi anche per questa regione: Edoardo Bennato, Pino Daniele, Massimo Ranieri, Roberto Murolo, Nino d’Angelo, Mario Merola, Aurelio Fierro, Angela Luce, Peppino Di Capri, Alan Sorrenti, Renato Carosone, Sergio Bruni, Fausto Cigliano, Nunzio Gallo, Peppino Gagliardi, Gianni Nazzaro, Bruno Venturini, Tullio Pane, Edoardo De Crescenzo, Teresa De Sio. Ma ricordiamo anche: Neffa, Eugenio Bennato, Alunni del Sole, Giardino dei Semplici, Toni Esposito, Maria Nazionale, Aviontravel, Gragnagniello, Mario Tessuto, Santo California, Enzo Malepasso, Nino Buonocore, Mario Abbate, Alunni del Sole, Giardino dei Semplici.
(Tratto dalla Rivista New Corriere dei Lidi)

mercoledì 12 novembre 2014

GIRO D’ITALIA CANORO... (Prima parte)

Italia terra di ‘santi, poeti e naviganti’, sì, ma anche di cantanti. Per gioco, ci siamo divertiti, con l’aiuto del nostro Nini Zironi, a compilare un elenco dei grandi cantanti italiani suddividendoli per regioni, e divertendoci a stilare una specie di ‘albo d’oro’ dei cinque, dieci o venti nomi più importanti (a seconda delle regioni interessate, essendo alcune più popolose, anche in senso musicale, di altre) di ogni tempo. Cosa che costituisce una curiosità e un omaggio insieme, anche rivolto ai nostri ospiti estivi, e che potrebbe dare il là a qualcuno a scoprire una bella voce dimenticata della propria terra. Va da sé che avremo sicuramente dimenticato molti nomi e che gli accostamenti ‘strani’ fra cantanti di oggi e di ieri era inevitabile. In questo numero citiamo i cantanti del nord, mentre nel prossimo vedremo quelli del centro sud. 
Cominciamo da Piemonte e Val d’Aosta: i dieci nomi che mettiamo nell’albo d’oro sono questi: Rita Pavone, Paolo Conte, Milly, Duo Fasano, Umberto Tozzi, Fred Buscaglione, Ernesto Bonino, Mario Piovano, Renato Rascel e Lidia Martorana. Siete d’accordo? Naturalmente ci sono tanti altri nomi più o meno importanti, ad esempio: Mino Vergnaghi, Donatello, Maria Jottini, Lena Biolcati, Andrea Mirò, Piero Cotto, Sergio Renda, Antonella Bellan, i Righeira, Jolanda Rossin, Gilda, Eiffel 65, Alberto Fortis, Isa Bluette, I Nuovi Angeli, Marlene Kuntz, Subsonica, Giorgio Conte e Christine Hérin.
Per la Lombardia, dieci nomi non bastano, allora abbiamo raddoppiato: Johnny Dorelli, Adriano Celentano, Max Pezzali-883, Camaleonti, Dik Dik, Jula de Palma, Mina, Giorgio Gaber, Ornella Vanoni, Alberto Rabagliati, Achille Togliani, Luciano Tajoli, Enrico Ruggeri, Tony Renis, Eugenio Finardi, Angelo Branduardi, Wilma De Angelis, Betti Curtis, Drupi, Fausto Leali. Altri nomi importanti sono: Alberto Camerini, Fiorella Bini, Nuccia Bongiovanni, Arturo Testa, Garbo, Jo Squillo, Cocky Mazzetti, Dori Ghezzi, Remo Germani, Memo Remigi, Marco Ferradini,  Ricky Gianco, Anna Identici, i Daniel Sentacruz Ensemble, Laura Luca, Enzo Jannacci, i Giganti, Gruppo Italiano, Ricky Maiocchi, Viola Valentino, i Profeti, Maria Monti, Nuovi Angeli, Gino Santercole, Antonacci, Dario Baldan Bembo, Roberto Vecchioni, Ivan Cattaneo.
Anche per la Liguria dieci nomi erano davvero pochi. Vediamo un po’: Ricchi e Poveri, New Trolls, Matia Bazar, Fabrizio de André, Gino Paoli, Antonella Ruggero, Natalino Otto, Tonina Torrielli, Luciana Gonzales, Bruno Lauzi, Umberto Bindi, Luigi Tenco, Francesco Baccini, Rondò Veneziano, Nino Ferrer, Wilma Goich, Sandro Giacobbe, Joe Sentieri, Ivano Fossati, Alexia. Ricordando anche: Cristiano De André, Michele, Sabrina Salerno, i Trilli, i Latte e Miele, Marina Occhiena, Los Marcellos Ferial, i Delirium, Fanigliulo, Mario d’Alba, Mario Cappello, Giua, i Buio Pesto, Valentina Greco, Aura d’Angelo, Claudia Pastorino, Silvana Fioresi.
Ed eccoci al Triveneto, che abbiamo accorpato in un’unica macroregione, scegliendo dieci grandi nomi: Sergio Endrigo, Patti Pravo, Gigliola Cinquetti, Flo’ Sandon’s, Le Orme, Teddy Reno, Miranda Martino, Pino Donaggio, Elisa, Massimo Bubola. Ricordiamo anche: Roberto Soffici, Ennio Sangiusto, Marisa Sacchetto, Donatella Rettore, Pilade, Lolita, Dino, i Jalisse, Nicoletta Bauce.
E siamo alla nostra Emilia-Romagna, con la quale ritorniamo ai venti nomi (Nini Zironi escluso, eh, sennò non vale). Abbiamo scelto: Raffaella Carrà, Raul Casadei, Laura Pausini, Orietta Berti, Milva, Carla Boni, Giorgio Consolini, Nilla Pizzi, Pooh, Gianni Morandi, Emilio Pericoli, Lucio Dalla, Iva Zanicchi, Guccini, Zucchero, Vasco Rossi, Ligabue, Nomadi, Equipe 84, Pierangelo Bertoli. Ricordiamo anche: Piergiorgio Farina, Alice, Samuele Bersani, Gianni Meccia, i Corvi, Silvia Guidi, Anna Marchetti, Elio Gandolfi, Dora Moroni, Piero Focaccia, Andrea Mingardi, Cesare Cremonini, Caterina Caselli, Luca Carboni, Nek, Gianni Pettenati, Ofelia, Leano Morelli, Vittoria Mongardi, Stefania Cento, Cristina d’Avena, Fiordaliso, gli Stadio.
(Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)


venerdì 7 novembre 2014

Storia e curiosità locali in pillole

Una relazione del Consorzio di Bonifica Delta Po Adige fornisce alcuni dati per comprendere meglio la portata dell'intervento dell'uomo su un territorio che era per la sua natura alluvionale già soggetto a fenomeni di subsidenza naturali. Dagli anni '30 e soprattutto negli anni '40 e '50, fino alla sospensione decisa dal Governo nel 1961, furono estratti anche nel territorio del Delta del Po miliardi di metri cubi di metano e gas naturali. L'estrazione avveniva da centinaia di pozzi (una trentina, nel Delta) che non raggiungevano i 1000 metri di profondità. Tramite dei manufatti in calcestruzzo, in parte ancora visibili su territorio, il gas veniva inviato alle centrali di compressione, mentre l'acqua salata (1 m di acqua per ogni m di gas estratto) veniva scaricata nei fossi e negli scoli. Dal 1954 al 1958 furono estratti 230 milioni di m di gas all’anno; nel 1959 si salì a 300 milioni. Dal 1951 al 1960 furono misurati abbassamenti medi del suolo di un metro con punte di due metri; nonostante la sospensione delle estrazioni del 1961 il territorio continuò a calare molto nei 15 anni successivi; dall'inizio degli anni '50 a metà degli anni '70 il territorio è calato mediamente di oltre 2 metri (con punte di 3,5). Rilievi recenti dell'Istituto di Topografia della Facoltà di Ingegneria dell'Università di Padova hanno stabilito che i territori deltizi dell'Isola di Ariano e dell'Isola della Donzella si sono ulteriormente abbassati di 0,5 metri, che vanno ad aggiungersi ai 2 - 3 metri sotto il livello del mare del territorio.
Idrovora di Marozzo (FE)
Idrovora di Codigoro (FE)

Le conseguenze della subsidenza, anche sotto il profilo economico, sono facilmente immaginabili: effetti sulle arginature: il terreno che si abbassa trascina con sé anche gli argini. Questo causa minor spessore delle fiancate di sicurezza degli stessi, maggiori spinte dell'acqua, maggiore possibilità di formazione di fontanazzi e tracimazioni, maggiori possibilità di cedimenti degli argini. Le infiltrazioni sono calcolate in 70 litri al secondo per km di argine. L'Alluvione del Polesine del novembre 1951, le due rotte del Po di Goro nell'Isola di Ariano, la rottura dell'argine a mare in Comune di Porto Tolle, altre rotte ancora, avvennero negli anni in cui si estra eva il metano. Fu necessario rialzare e allargare gli argini dei fiumi (480 km) e gli argini a mare (80 km), con una spesa stimata di 3.300 milioni per gli argini di tutto il Polesine. Fu inoltre necessario ricostruire tutto il sistema di scolo con ricalibrazione delle sezioni e delle pendenze necessarie, demolire e ricostruire manufatti, chiaviche, ponti sui canali e sugli scoli, ricostruire o adeguare ai nuovi livelli dell'acqua le idrovore, con una spesa stimata di 700 milioni di Euro. Il Delta e gli altri territori del comprensorio del Consorzio di Bonifica Delta Po Adige (Comuni del Delta più Rosolina e un piccolissima parte di Chioggia) vengono mantenuti asciutti da 38 idrovore e 117 pompe, con una capacità di sollevamento di 200.000 litri al secondo, con una spesa di 1.600.000 euro all’anno di sola energia elettrica, per una altezza media di sollevamento acque maggiore di 4 metri.
(Tratto dalla Rivista New Corriere dei Lidi)

mercoledì 5 novembre 2014

I CONSIGLI DELLA NONNA OLGA

Punti neri e brufoli, che fare? Le creme costano e spesso sono efficaci solo nelle pubblicità. Procuratevi... costanza e... crusca bollita. Fatene un infuso e lavatevici il viso mattina e sera per qualche settimana. Riavrete una pelle splendida e luminosa.

Avete fatto bollire le patate? L'acqua non buttatela: mettetela nella vostra teiera e nelle tazze in cui prendete abitualmente il tè, e lasciatecela tutta la notte. Il deposito scuro formato col tempo dal tè scomparirà.

Il segreto per evitare che i jeans si accorcino? Questo, poi, è un vecchio sistema: bagnate gli orli nell'acqua di mare. Poi lavateli bene, anche più di una volta. E il gioco è fatto.

Per imbottigliare il vino, ricordate che le bottiglie in vetro verde chiaro sono l’ideale per i bianchi, quelle scure per i vini rossi. Nella cantina ponete le bottiglie leggermente discosta dai muri, e a una temperatura il più possibile costante che rimanga fra i 4 e i 18°. Un luogo comune da sfatare è quello che le bottiglie vadano tenute coricate: il vino non ci guadagna, se non, a volte, il caratteristico sapore di tappo.

Quando scegliete i finocchi, ricordatevi che quelli di forma rotondeggiante sono i più adatti ad essere mangiati crudi, mentre quelli di forma allungata sono più adatti alla cottura.

Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi

lunedì 20 ottobre 2014

Storia e curiosità locali in... pillole

Secondo le più accreditate ricostruzioni geologiche, la pianura Padana, fino a circa un milione di anni addietro, non esisteva: al suo posto c’era un grande golfo che giungeva quasi alle Alpi piemontesi e all'Appennino Ligure. In séguito il fondo marino di tale golfo divenne più volte terra emersa, sia a causa dell'incremento dei ghiacci sulle aree emerse e del conseguente abbassamento del livello del mare, sia per l'ingente accumulo dei sedimenti erosi dai monti circostanti. Addirittura, al termine dell'ultima glaciazione, la linea di costa congiungeva direttamente l'attuale regione delle Marche con la zona centrale della Dalmazia. Successivamente, con l'attuale ritiro dei ghiacciai, il mare tornò ad incrementare il suo livello. A quest'ultimo periodo risale la sedimentazione dei terreni limitrofi della bassa pianura che presentano un grande interesse par la notevole produttività agricola. A testimonianza della giovinezza del territorio, i terreni sono torbosi e diventano più sabbiosi man mano che ci si avvicina al mare.

La Pianura Padana ha subìto, nel corso dei secoli, profonde modificazioni che hanno portato a ripetuti avanzamenti e arretramenti della linea di costa. La foce del Po, di conseguenza, si è spostata anche di centinaia di chilometri ed ha modificato innumerevoli volte la sua forma e la sua estensione. Oggi la superficie dell'area deltizia è interessata da una progressiva espansione (pari a circa 60 ha l'anno) dovuta dall'avanzamento verso est delle foci dei vari rami del Delta dovuto al progressivo apporto di sedimenti da parte del Po sul basso fondale dell'Adriatico. La Provincia di Rovigo è pertanto l'unico territorio italiano soggetto ad espansione, con la conseguente necessità di aggiornare periodicamente i dati statistici relativi alla sua superficie.

(Tratto dalla Rivista New Corriere dei Lidi)

lunedì 13 ottobre 2014

Consigli in cucina

Se le tue pentole hanno delle macchie nere, riempile d’acqua, aggiungi bucce di patate e aceto e fai bollire.

Una tisana miracolosa contro la cellulite: sessanta grammi di foglie di vite per ogni litro d‘acqua. Bollite per dieci minuti, togliete dal fuoco e lasciate macerare ancora per un quarto d’ora: bevetela tiepida, dopo i pasti... e abra cadabra...

La pastafrolla delle crostate non va mai lasciata indurire, perché poi è un problema stenderla col mattarello. Io adopero, per lavorarla, una bottiglie piena di acqua calda: la pasta si stenderà che è una meraviglia.

Mia nonna diceva che da questo bagno si esce ‘lisce e morbide come tortorine’: sotto lo scroscio caldo dell’acqua, mettete un sacchetto di garza contenente una decina di foglie di tiglio, un rametto di rosmarino e un granello di zolfo, grande come una nocciolina (si trova in farmacia). Lasciate il sacchetto a bagno dieci minuti finché lo zolfo si è sciolto e.. tuffatevi.

Mani sciupate e affaticate? Prendete una ciotola, emulsionate tre gocce d'olio d'oliva e tre gocce di succo di limone; spalmate il composto sulle mani e dopo mezz'ora sciacquate. Il succo di limone disinfetta e cicatrizza gli eventuali taglietti, schiarisce le macchie scure sul dorso e rimuove le cellule morte; l'olio funge da ammorbidente, combatte le screpolature e nutre la pelle. 

Volete allontanare i topi senza ricorrere a veleni? Basta usare la ruta: qualche ramoscello e il suo odore forte, sgradevolissimo agli amici murini, farà perdere loro la voglia di tornare.

Una mia amica che viaggia frequentemente ha dotato le maniglie delle sue valigie di pon pon colorati: quando è il momento di recuperare i bagagli in stazione o in aeroporto, le basta un’occhiata per riconoscerle.

Palpebre gonfie? Un rimedio antico, efficacissimo: un infuso di radici di prezzemolo applicato mediante della garza sugli occhi chiusi, badando che l’impacco resti sempre caldo. Provare per credere.

Se il vino sa di tappo... aggiungetegli un filo di olio e agitatelo bene. Lasciatelo riposare per un paio d’ore e poi togliete l’olio con un batuffolo di cotone. Il sapore cattivo se ne andrà via con l’olio.

(Tratto dalla Rivista New Corriere dei Lidi)

domenica 12 ottobre 2014

Agenzia Immobiliare Tomasi Case - Ville al mare ai Lidi di Comacchio di nuova costruzione in vendita


L'agenzia Tomasi Case costruisce e vende case al mare di nuova costruzione e senza spese di mediazione, varie tipologie disponibili.
Appartamenti vivibili tutto l'anno, ottime occasioni di investimento nei Lidi di Comacchio.
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lunedì 6 ottobre 2014

Storia e curiosità locali... in pillole

... Ogni pomeriggio della vigilia del giorno di festa, i cappellani di valle, accompagnati in barca da due vallanti, arrivavano alla stazione di pesca, almeno quelle dotate di un oratorio. Oggi non rimangono che le rovine d’uno di essi, quello di San Nicolò da Mare, nei pressi del podere Palazzino, in una zona rustica antistante la Scaie. Un oratorio che ha fatto storia per le sue molteplici vicissitudini, Un documento del 1928 attesta che l’oratorio era di proprietà comunale e che stava per essere demolito da un presunto proprietario e che era scomparso il materiale del campanile e della sagrestia. L’attuale oratorio fu edificato nel 1712 e sostituì un antichissimo oratorio cadente e inaccessibile per l’invasione dell’acqua. Fin dal 1746 vi era questione a chi spettasse la manutenzione. La visita pastorale di monsignor Lugaresi (1746) fa menzione di suppellettili sacre sufficienti e di due campane. Nella visita pastorale del 1825 viene detto ‘oratorio pubblico’. Ufficiato fino a fine anni Venti, fino a quando ‘non presentò pericolo per l’incolumità pubblica’, nel 1934 il Comune lo affitta come deposito di macchine agricole. Ma Entigerno Bellotti, Podestà di Comacchio, nel 1935, scrive una protesta dimostrando di essere lui il proprietario dell’oratorio e quindi rendendo nulla tale locazione.
(Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)

lunedì 29 settembre 2014

Lo sapevi che... Curiosità proposte da Fabio Bisio

...Prima che venisse chiarito l’intero ciclo di vita delle anguille, la cui forma larvale rimase sconosciuta sino alla fine dell’800, gli studiosi non mancarono di costruire intorno ad esso teorie che, non potendo basarsi su alcun indizio reale, furono quanto mai disparate e fantasiose. Mentre Aristotele affermava che esse nascevano spontaneamente dal fango, altri formularono l’ipotesi che si potessero ottenere da crini di cavallo gettati nell’acqua.

...La tribù pellerossa dei Navajos, proprietaria di alcuni terreni in California, ha affisso sulla staccionata di recinzione un cartello di divieto d’ingresso agli estranei, con la precisazione: “I sopravvissuti verranno processati”.

...La Luna calante, secondo la credenza della tribù degli indiani Dakota, sarebbe tale perché rosicchiata da piccoli topi. Gli africani Ottentotti suppongono invece che essa soffra di emicrania e tenga per questo una mano davanti al viso.

...In età avanzata Renoir era solito legarsi i pennelli alle mani per dipingere. Il pittore vi era costretto a causa dell’artrite deformante che rendeva inutilizzabili le sue mani.

...Le prime automobili, a vapore, inventate da Cugnot nel 1770, vennero precedute dalla vettura di Vaucanson, il famoso costruttore di automi. Nel 1748 egli presentò a Luigi XV un’automobile mossa da congegni d’orologeria, con tanto di molla per la carica. I membri dell’Accademia sentenziarono che era imprudente e pericoloso far circolare per le pubbliche vie un simile ordigno.

(Tratto dalla Rivista New Corriere dei Lidi)

sabato 27 settembre 2014

"Lo sapevi che...Curiosità proposte da Fabio Bisio

...Nelle giornate serene, dal Picco di San Francisco (3785 m) che sorge nell’interno dell’Arizona, si possono vedere i territori di sei stati degli Usa (Arizona, Colorado, Nuovo Messico, California, Nevada, Utah) e quello dello stato di Sonora nel Messico.

...Lo Stato che ha avuto il minor numero di morti in un intero conflitto è il Piemonte, che nella guerra di Crimea (cui esso partecipò nell’ultimo anno, il 1855) ebbe 12 caduti.

...Lo squalo riesce a percepire anche le minime tracce di sangue: una sola parte su 50 milioni di parti d’acqua è sufficiente per attirarlo.

...I tubi che costituiscono numerosi strumenti musicali a fiato hanno una lunghezza insospettabile: distendendo completamente un corno, esso raggiungerebbe i metri 5,20, il trombone i metri 2,65 e la tromba supererebbe metri 1,50.

...Intorno al 1840 sul Mississippi prestavano servizio più di mille battelli a ruote per trasporto di viaggiatori. Essi impiegavano sei giorni nel tragitto fra New Orleans e Saint-Louis, di oltre mille chilometri.

...Il famoso capo pellerossa Geronimo che per oltre un anno terrorizzò il Texas, sfuggendo sempre all’accanita caccia dei 5000 soldati guidati dal gen. Miles, si arrese spontaneamente nel 1886 (e con ciò si conclusero le guerre indiane). Si accertò allora che la sua famigerata banda di Apaches era, sin dall’inizio, formata da soli 18 guerrieri, uno dei quali era morto nella prima imboscata.

...Nel 1825, poco dopo l’inaugurazione della prima linea ferroviaria, l’inglese Stephenson guidò personalmente la sua locomotiva in una gara di velocità contro una diligenza, per dimostrare che il treno era più rapido. Infatti vinse, ma con soli 200 m di vantaggio sui 39 km del percorso.

...Nel Cinquecento i canoni internazionali della bellezza femminile erano dettati dalle seguenti regole: la donna ideale doveva avere, fra l’altro, “spirito francese, dignità romana, grazia milanese, profilo di Siena, spalle tedesche, denti di Napoli, ciglia di Ferrara e piedi genovesi”.
(Tratto dalla Rivista New Corriere dei Lidi)

giovedì 18 settembre 2014

Cucina curiosa: cavoli

“L’umanità avrebbe certamente fatto a meno dei re ma non dei cavoli: ma è la storia dei re che ci sforziamo di ricordare, mentre la storia del cavolo viene trascurata”. Parola dell’inglese Hyams Edward. L’antenato selvatico del cavolo fu la brassica oleracea, che già i Greci annoveravano fra le piante coltivate. Teofrasto (III secolo a. C.) ne descrive tre varietà; sei il romano Plinio, due secoli dopo; ne erano note venti, nel 1700; trenta, all’inizio del Novecento. Anche i cavolfiori, tutti i tipi di broccoli e i cavolini di Bruxelles derivano dal cavolo, il vero capofamiglia. Il cavolfiore, la cui mutazione pare fosse ottenuta in Siria (a lungo chiamato proprio “cavolo di Siria”, ricco di vitamina C e dalle riconosciute qualità anticancro) fu introdotto in Europa dai Genovesi; ma si trattava di un ‘ritorno’, in quanto l’origine del cavolo è indubbiamente europea. “Ho potuto rendermi conto di quanto vivano sani gli uomini che consumano molti cavoli...” scriveva Catone, e proseguiva: “I cavoli, il sole e il vino sono i migliori alleati della vecchiaia. I cavoli forniscono all’organismo le essenze necessarie per mantenerlo nelle condizioni migliori per difendersi da ogni malattia”. In effetti il cavolo è ricco di potassio, magnesio, calcio, clorofilla, ed è un ottimo difensore contro tutte le patologie, cancro compreso, e particolarmente nei casi di nefrite, anemia, affezioni polmonari. Antichi estimatori del cavolo furono anche Orazio e il celebre medico Musa. (Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)

lunedì 8 settembre 2014

IL CANALE EMILIANO-ROMAGNOLO

Il Canale Emiliano Romagnolo è una delle più importanti opere idrauliche d'Italia. Con una derivazione dal Po, garantisce l'approvvigionamento idrico d’un'area di 3.300 ha, caratterizzata da una intensa attività agricola e da molti insediamenti urbani ed industriali. Il canale si sviluppa su un percorso di circa 150 km, con 5 stazioni di sollevamento delle acque sull'asta principale.  Situato nella zona delimitata da Po, Panaro, Reno e dalla Via Emilia, inizia, a nord, dal Cavo Napoleonico (o Scolmatore del Reno), fra Ferrara e Bologna, sfociando nel fiume Uso, fra Cesena e Rimini. Il primo progetto del canale risale al 1620, quando l'abate Raffaello Tirelli di Reggio-Emilia propose al duca Cesare d'Este l'idea di prendere le acque dal Po per irrigare le province di Piacenza, Parma, Reggio, Modena e Bologna. Successivamente un progetto simile, presentato nel 1863 al governo di Torino, fu rinviato per ragioni politiche. Destino uguale per un terzo progetto del 1893. Occorrerà attendere ancora mezzo secolo perché l'idea faccia il suo corso ed il nuovo progetto, presentato dall'ingegnere Mario Giandotti, sia oggetto di un decreto reale del 28 settembre 1939. La seconda guerra mondiale blocca nuovamente il progetto, che nel 1947 trova la sua versione definitiva combinando le esigenze delle piene del Reno con quelle dell'irrigazione della pianura bolognese e romagnola. Il punto di derivazione del Po è spostato a Bondeno (FE), al confine tra tre regioni (Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto) e quattro province (Modena, Ferrara, Mantova e Rovigo). L'inizio reale dei lavori risale al 1955. Non più un semplice canale di adduzione ma un sistema idrico complesso atto a risolvere definitivamente i problemi d'approvvigionamento di acque di cinque province: Ferrara, Bologna, Ravenna, Forli-Cesena e Rimini.  (Tratto dalla Rivista New Corriere dei Lidi)

mercoledì 3 settembre 2014

STORIA E CURIOSITÀ LOCALI IN PILLOLE

Nella zona di Comacchio nota come Villaggio, esiste, dal 2002, una Via Antonio Fantinuoli, che ricorda il bracciante comacchiese (leva 1914) che il 18 gennaio 1951 partecipò al corteo di scioperanti che sfilò per le vie di Comacchio in occasione della venuta in Italia di Eisenhower e che morì negli scontri che seguirono all’intervento delle forze dell’ordine, che fecero anche diversi feriti. Già nel 1961 il Comune voleva dedicare a Fantinuoli una strada, ma incontrò l’opposizione prefettizia. Per il nome della via si ripiegò su un pesce locale, la Passerina, generando, almeno nei primi tempi, molte ironie. (Tratto dalla Rivista New Corriere dei Lidi)

martedì 2 settembre 2014

STORIA E CURIOSITÀ LOCALI IN PILLOLE

Via Sambertolo a Comacchio ricorda il nome con cui era chiamato l’ingegnere Nicola di Giovanni Battista Cavalieri; nominato a soli 21 anni ordinario di matematica all’Università di Bologna e, poco più tardi, ingegnere comunale in Comacchio ed ingegnere distrettuale del Basso Po. La sua opera, volta soprattutto allo studio dell’idraulica e dell’architettura, e le cariche ricoperte influirono senza dubbio sulle vicende territoriali e urbane della città, nel primo quarto dell’Ottocento, e riscossero il plauso dei molti governi che si succedettero dal 1813 fino all’Unità d’Italia. Operò anche a Roma e fu lodato “per aver dato salubrità idrica alla città di Roma e per aver realizzato alcuni dei suoi magnifici ponti”. 
(Tratto dalla Rivista New Corriere dei Lidi)

venerdì 22 agosto 2014

Domande per non dormire...

Perché se il denaro è la causa di tutti i mali, dobbiamo lavorare?
Perché Bill Gates ha chiamato il suo sistema operativo Windows, quando poteva chiamarlo Gates (windows = finestre, gates = porte)?
Perché non esiste nessuna altra parola da usare al posto di "sinonimo"?
Perché i negozi che sono aperti 24 ore su 24 hanno la serratura alla porta?
Perché se la scatola nera dell'aereo è indistruttibile non fabbricano tutto l'aereo con lo stesso materiale?
Perché la parola "abbreviatura" è così lunga?
Perché i kamikaze usavano il casco?
Di che colore è un camaleonte che si guarda allo specchio?
Se un toast cade sempre dal lato imburrato e un gatto cade sempre in piedi, cosa succede se facciamo cadere dall'alto un gatto con un toast imburrato legato alla schiena?
Cosa contano le pecore per addormentarsi?
Se i gatti quando camminano vanno gattoni gattoni, i coyoti quando camminano come vanno?
Se Garibaldi è partito da Quarto, chi erano i tre partiti prima di lui?
Se offendi un parmigiano reggiano, ti trovi una grana?
Nelle riunioni di gabinetto i ministri fanno gli stronzi ?
Perché si chiama sala-parto se ha solo nuovi arrivi?
Se la museruola si mette sul muso dove si mette la cazzuola?
Lo stitico, quando muore, va in purgatorio?
Le tende da sole... soffrono di solitudine?
Sono le pecore di Murano che producono la lana di vetro?
Ma in una banca del seme, cosa danno di interessi?
Se lavorare fa bene, perché non lo lasciamo fare agli ammalati?
Ma se il mio capo si droga, io sono un tossico-dipendente?
Gestante è participio presente o preservativo imperfetto?
La luce viaggia più veloce del suono: sarà per questo che molte persone appaiono brillanti finché non le senti parlare?
Se son rose fioriranno... ma se sono cachi?
Quelli che attaccano i cartelli "Chi tocca muore" muoiono tutti?
(Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)

domenica 17 agosto 2014

Aneddoti "Storielle di storia"

Il movimento femminista in Inghilterra aveva molte aderenti, le cosiddette suffragette, combattive e intenzionate ad ottenere ad ogni costo il diritto al voto. La regina Vittoria non le poteva soffrire e diceva: “Noi donne siamo superiori agli uomini, ma queste stupide suffragette che chiedono il voto vogliono renderci uguali a loro!” (Tratto dalla Rivista New Corriere dei Lidi)

Aneddoti

Voltaire, il celebre filosofo illuminista, con l’età della saggezza si riscoprì religioso. In gioventù, parlando col suo amico Diderot, aveva esclamato: “Dio? Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo!”, e l’amico aveva replicato: “È appunto quello che hanno fatto!” Più in là con gli anni un amico lo vide togliersi il cappello al passaggio d’un sacerdote e gli domandò: “Vi siete dunque riconciliato con Dio?” E lui rispose: “Ci salutiamo, ma ancora non ci parliamo”. Più tardi il dialogo fu interamente stabilito, con buona pace di chi ancora oggi lo cita come apostolo degli atei e dei ‘mangiapreti’. (Tratto dalla Rivista New Corriere dei Lidi)

lunedì 11 agosto 2014

Cucina curiosa... "IL FAGIOLO"

Americana o europea? Quale l’origine del fagiolo? Su tale quesito si fece, a suo tempo, gran dibattere, fra studiosi equamente divisi in opposte ‘fazioni’. Finché si giunse ad una soluzione che mise tutti d’accordo. Greci e Romani conobbero effettivamente i fagioli, come del resto è dimostrato dai tanti autori del tempo, che parlano del prezioso legume. Si trattava di fagioli dolici, specie a cui appartengono fra gli altri i fagiolini ‘dell’occhio’. Il fagiolo vero e proprio, il phaseolus vulgaris, quello risolutore in molti tempi di gravi carenze alimentari, venne invece dal Nuovo Mondo. Colombo stesso parlò, nelle sue relazioni dalle Antille, di fagioli diversi da quelli noti in Europa e naturalmente li portò. Mossa fortunata, che ebbe una vera e propria consacrazione da parte di un pontefice, Clemente VII, che nel 1530 ne avrebbe avuti in dono da Carlo V e li consegnò all’umanista bellunese Piero Valeriano il quale non solo li descrisse in un poemetto (De milacis natura), ma ne iniziò la coltivazione in Veneto, da dove si diffuse rapidissimamente nel resto d’Italia, anche perché non vi fu versò il fagiolo quella diffidenza che conobbero altri prodotti (come il pomodoro, che fu considerato a lungo solo una pianta ornamentale), proprio perché ne erano già in uso le altre qualità. Tre anni dopo, nel 1533, Caterina de’ Medici ne ebbe fra i doni di nozze da parte del fratello Alessandro, ed in tal modo s’introdussero in Francia. Col loro elevato potere nutritivo, la relativa facilità di coltivazione, le tante proprietà (sono noti anche i suoi effetti benefici sull’anemia) e la caratteristica di riacquistare la propria freschezza con una semplice immersione in acqua, ne fecero da ogni parte una vera provvidenza per i poveri, oltre a divenire, in alcuni luoghi, talismani e simboli di fortuna e prosperità. Una fortuna durevole, se all’inizio dell’Ottocento se ne potevano contare 180 varietà e un secolo dopo, all’inizio del Novecento, ben 472.  (Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)

martedì 5 agosto 2014

LA BONIFICA INTEGRALE DEL VENTENNIO


Alla fine della Prima Guerra Mondiale, il ritorno dei combattenti fu difficile. Le riforme promesse quando i contadini erano al fronte, si rivelarono semplici parole. L’unica concreta iniziativa governativa fu la creazione, nel 1917, dell’Opera Nazionale Combattenti, concepita per facilitare l’inserimento nella vita civile dei reduci ma pressoché fallimentare, sì che ai braccianti disoccupati non restò che occupare con la forza quella terre che erano state loro promesse. Col governo fascista, arrivò la saggia politica agraria  di Arrigo Serpieri, che promosse numerose leggi di carattere fondamentale, tra le quali quella sulla bonifica idraulica (e ne seguì direttamente l’applicazione per la famosa Bonifica Integrale), sulla difesa del suolo, sulle trasformazioni agrarie di pubblico interesse.  Serpieri venne eletto deputato al Parlamento nel 1924, incarico rinnovato fino al 1935 quando fu nominato Senatore del Regno e capo della Commissione Agricoltura (nel dopoguerra fu epurato perché fascista). Le prime bonifiche, con impianti idrovori per il sollevamento delle acque, ebbero inizio nel basso Veneto e in Emilia, creando nuove terre e nuovi posti di lavoro: sul suolo bonificato sorsero strade, acquedotti, reti elettriche, opere edilizie, borghi rurali ed ogni genere di infrastrutture. Dalle Paludi Pontine sorsero "in tempi fascisti" (ossia "nel minor tempo possibile") vere e proprie città. come Littoria (oggi Latina), Sabaudia (giudicata uno dei più raffinati esempi di urbanistica razionale europea),  Pontinia, Aprilia, Pomezia. Nell’Agro Pontino furono costruite ben 3040 case coloniche, 499 km di strade, 205 km di canali, 15.000 km di scoline. Furono dissodati 41.600 ettari di terreno, furono costruiti quattordici nuovi borghi che portano il nome delle principali battaglie alle quali parteciparono i nostri fanti. La Bonifica Integrale continuò senza soste: quella di Maccarese (azienda modello" agricolo-zootecnico-vivaistica, sorse su oltre 5 mila ettari di terreni bonificati con centinaia di case, campi sperimentali, caseifici, cantine sociali: tutto gestito da oltre 1500 lavoratori tecnici), dell’Isola Sacra a Roma; delle diverse aree sarde e lucane (che furono decisive nella sconfitta della malaria, autentica piaga sociale che causava centinaia di morti ogni anno). E così le bonifiche si estenderanno in Campania, Puglie, Calabria, Lucania, Sicilia, Dalmazia. E non possono essere dimenticate le grandi opere realizzate in Somalia, Eritrea e in Libia, che misero a coltura immense aree di terreni aridi e sabbiosi. Qualche dato, ancorché sommario: fra il 1923 e il 1938 furono bonificati 5.886.796 ettari (nel periodo precedente, in 52 anni ne furono bonificati 1.390.361 ettari), cui vanno aggiunti quelli delle colonie. Inoltre, 32.400 km di strade; 5.400 acquedotti; 15 nuove città e centinaia di borghi; oltre un milione di ettari di terreno rimboscati; un milione di fabbricati rurali; l’incremento notevolissimo della produzione. Gli occupati nelle opere di bonifica e nei nuovi poderi superavano le 500 mila unità.  (Tratto dalla rivista New Corriere dei Lidi)

mercoledì 30 luglio 2014

Eventi ai Lidi di Comacchio Agosto 2014

I PROSSIMI APPUNTAMENTI AGOSTO 2014

1 Agosto - Lido degli Estensi - Viale delle Querce - ore 21:00
Librandosi - Serate letterarie con presentazione di libri ed incontri con gli autori. Info: www.comacchioeturismo.it; www.lidoestensi.com

1 Agosto - Lido delle Nazioni - Lungomare e Piazza Italia
Carnevale d'estate

2 Agosto - Lido degli Estensi - Viale delle Querce - dalle ore 19:30
Tramonto DiVino - Nell'ambito della rassegna regionale Emilia Romagna è ...un mare di sapori, serata dedicata alla degustazione di vini abbinati ai prodotti tipici regionali. Info: www.unmaredisapori.com

2 Agosto - Lido di Spina - Casa Museo Remo Brindisi - ore 21:30
Donne in Jazz – Salirà sul palco la Regina del jazz per antonomasia "Ella Fitzgerald" interpretata da Silvia Cariani

2 Agosto - Lido delle Nazioni - Piazza Italia - ore 20:30
RIVIERA BEACH GAMES - The Champions - Incontri di pugilato, kickboxing ed MMA. Info: 348 4049904 - kickbox.comacchio@gmail.com - adsgloves.10oz@gmail.com www.rivierabeachgames.it

2 e 3 di Agosto – Lidi di Comacchio
RIVIERA BEACH GAMES Beach Tennis SuperVIP – Tornei di beach tennis con la partecipazione di personaggi della televisione e del mondo dello spettacolo. In serata: spettacoli e premiazioni. Info: www.rivierabeachgames.it

2 e 3 Agosto - San Giuseppe
Festa dei Nonni  -  Festa paesana con animazione, mercatini, giochi, musica e stand gastronomico

3 Agosto - Lido delle Nazioni - Capanno di Garibaldi - ore 10:00
Commemorazione Sbarco di Garibaldi

3 Agosto - Lido di Volano - Bagno Play Ground - ore 6:00
Musica all'Alba - Concerto di musica classica in riva al mare

5 Agosto – Lido di Spina – Casa Museo Remo Brindisi – ore 21,30
Cinema sul mare - Proiezione del film: “Fa' la cosa sbagliata” di Jonathan Levine

5 e 6 Agosto – Lido di Pomposa - Piazzale Ballardini - ore 21:00
Sapori da Mare - Iniziative enogastronomiche, degustazioni, serate letterarie e animazione. Info: www.saporidamare.it - tel. 347 8201962

6 Agosto – Lido di Spina – Casa Museo Remo Brindisi – ore 21,30
Cinema sul mare - Proiezione del film: “Pranzo di Ferragosto” di Gianni Di Gregorio

6 Agosto – Lido di Volano - Piazzale Daini - ore 21:15
Teatro Estate - E' successa una cosa incredibile - Andro - Teatro comico, burattini e artisti di strada. www.comacchioteatro.it 
7 Agosto – Lido delle Nazioni - Piazza Italia
Star a 4 zampe - Dog Day - Sfilate e concorsi non competitivi per tutti gli amici a 4 zampe

7 Agosto – Porto Garibaldi
Riciclandia – Laboratorio serale per bambini e famiglie. Info: UISP 0532 907611 www.unmaredisport.uispfe.it - unmaredisport@uispfe.it

8 Agosto - Lido degli Estensi - Viale delle Querce - ore 21:00
Librandosi - Serate letterarie con presentazione di libri ed incontri con gli autori. Info: www.comacchioeturismo.it; www.lidoestensi.com

8 Agosto - Lidi di Pomposa e Scacchi – dalle ore 20:00
Carnevale d'estate, con parata di maschere e costumi che partiranno dai due Lidi per incontrarsi al Lido degli Scacchi per lo show e premiazione finale. Animazione, musica e miss accompagneranno l’evento fino allo spettacolo pirotecnico sul mare. 

8 Agosto – Lido di Spina - Via Boldini angolo Viale Raffaello Sanzio - ore 21:30
Parzialmente fico - Spettacolo di cabaret con comici affermati e personaggi televisivi. Info: www.comacchioeturismo.it

9 Agosto – Lido di Spina - mere aperto - ore 10:00
Trofeo velico Vele di Bellocchio - storica manifestazione per insegnare lo sport della vela. Info: www.comacchioeturismo.it; www.lidoestensi.com

9 Agosto – Lido di Spina - Giardino della Casa Museo Remo Brindisi ore 21,30
Donne in Jazz – Rossella Graziani, con una performance eccezionale, renderà omaggio alla cantante italiana che più di ogni altra ha fatto proprie le sonorità del jazz... la grande MINA

9 Agosto – Comacchio – Trepponti – dalle ore 21.30
Star Fashion – VI edizione del Gran galà dell'alta  moda by Patty Farinelli e Scuola di Moda Vitali. Info: www.comacchioeturismo.it

9 Agosto - Lido di Volano - Piazza Volano centro (retrospiaggia) - ore 20:00
Incontri di Mare al Lido di Volano...un ambiente da scoprire - Degustazione gratuita di prodotti tipici locali, dal mare alla terra; animazione, giochi e spettacolo pirotecnico. In serata: Stelline d’Italia - Concorso di piccoli talenti

10 Agosto - spiaggia del Lido di Volano - ore 6:00
Musica all'Alba - Concerto di musica classica in riva al mare

10 Agosto – Lido di Spina - Piazzale Caravaggio - ore 18:00
Star a quattro zampe: Dog Day - Sfilate e concorsi non competitivi per tutti gli amici a 4 zampe. Info: www.comacchioeturismo.it; www.lidoestensi.com

IAT COMACCHIO
Via Agatopisto, 3
44022 Comacchio (FE)
Tel. 0533/314154 - Fax 0533/319278 - comacchio.iat@comune.comacchio.fe.it
Tutte le iniziative in programma sono visibili sul sito www.turismocomacchio.it